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Strategia, mercato e ambizioni: il punto di Giulio Ranzo sul futuro di Vega e del mercato europeo

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Giugno 12, 2025
in Intervista, News, Spazio Italiano
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Il mercato europeo dell’accesso allo spazio ha avuto negli ultimi anni diverse sfide da superare, alcune delle quali persistono ancora ora. Un ruolo fondamentale nel garantire e ripristinare l’accesso allo spazio europeo lo ha avuto Avio, che costruisce i lanciatori Vega. Dalla fine del 2024 Avio ha anche accesso alla commercializzazione del Vega, che prima era responsabilità di Arianespace.

A Maggio, allo Space Meeting Veneto di Venezia, un evento industriale dedicato al settore spaziale, abbiamo raggiunto Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio, per porgli qualche domanda sul ruolo di Avio nel mercato internazionale e sulle sfide che stanno affrontando.

 

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Quanto è importante per Avio e per l’Italia l’inizio della commercializzazione dei razzi Vega direttamente da parte di Avio? Che conseguenza avrà dal punto di vista pratico sull’azienda e sul mercato?

È estremamente importante, abbiamo cominciato a luglio del 2024 a farlo, a dicembre abbiamo venduto il primo lancio con Vega-C, di un satellite che si chiama Forum, dell’Agenzia Spaziale Europea. Poter parlare direttamente con i clienti e condividere il progetto di lancio di un satellite, in tutti i suoi dettagli, anche tecnici, oltre che commerciali, è fondamentale per capire come nel tempo, eventualmente modificare l’offerta del nostro lanciatore per incontrare sempre di più i requisiti dei clienti. Quindi il beneficio principale è la conoscenza e l’intimità e vicinanza al cliente.

Il secondo beneficio è economico, perché ovviamente non avere un intermediario, non avere un agente di commercio, significa risparmiare dei costi, fare sinergia con alcune delle competenze che abbiamo e quindi questo è indubbiamente un vantaggio.

La partenza del Vega-C il 29 aprile 2025, per il lancio del satellite Biomass dell'ESA.
La partenza del Vega-C il 29 aprile 2025, per il lancio del satellite Biomass dell’ESA.

Durante un suo intervento agli Space Meetings Veneto, che si sono svolti dal 20 al 22 maggio a Venezia, raccontava di una grossa differenza che c’è, fra le altre, fra Stati Uniti ed Europa in termini di protezione degli asset spaziali.

Citava l’esempio che ai satelliti americani è permesso partire solo con razzi americani, mentre questa cosa non avviene in Europa. Crede che la soluzione a questa differenza debba essere europea o italiana?

No, dovrebbe essere europea. L’Italia potrebbe fare la sua parte, visto che ha fatto una legge dello spazio, ma si è dimenticata di inserire l’articolo che dice che i satelliti italiani devono volare con lanciatori perlomeno europei, se non italiani. Ma io credo che debba essere una policy europea; se noi lasciamo che dei nostri satelliti strategici vengano lanciati dall’estero, poi non possiamo pretendere che i nostri lanciatori abbiano un mercato globale così florido come hanno quelli americani, perché non c’è il vantaggio di una domanda interna sicura, e quindi ci sono molte più incertezze. E questo non è molto furbo.

Il secondo aspetto è che in Europa c’è ancora l’idea di cercare di pagare i servizi di lancio il meno possibile. E questa non è la strada, perché se il settore è un settore strategico da proteggere, perché è estremamente complesso garantire affidabilità e sicurezza, è molto rischioso farlo cercando di ridurre sempre di più i prezzi. E’ molto pericoloso, perché quello che succede è che non si riesce a erogare qualità, sicurezza e affidabilità.

Per molti dei nostri lettori la questione dei razzi riutilizzabili è un po’ un elefante nella stanza. Vale o no la pena svilupparli? Si possono fare in Europa? Qual è la scelta di Avio?

La tecnologia di riutilizzabilità non è uno strumento di riduzione dei costi, è uno strumento che facilita l’aumento della frequenza annuale di volo. Questo ha senso rispetto a quello che dicevamo prima, in un mercato grande nel quale c’è molta opportunità di lancio e nella quale quell’opportunità di lancio è sicura. Se si vive in Europa, dove la domanda è un quinto di quella americana e per di più non è nemmeno sicura, perché qualcuno prende i satelliti europei e li lancia altrove, devi essere pazzo se ti metti a sviluppare quella tecnologia lì, perché non avrai nessun vantaggio né di fare più cadenza né di ridurre il costo.

Nel nostro contesto ha poco senso. Dopodiché la tecnologia è interessante, vale la pena valutarla, studiarla, conoscerla, sicuramente, però che questo abbia un vantaggio economico e di mercato in Europa è molto improbabile.

Fra cinque anni, all’inizio del prossimo decennio diciamo, in che posizione vede il mercato dei lanciatori europei e la posizione di Avio?

Non credo che in futuro sarà molto diverso da come è adesso. Probabilmente nei prossimi anni ci sarà un altro player, forse due player, [nel mercato dei lanciatori ndr] e saranno due player entrambi sotto al livello di massa critica necessaria per avere davvero successo.

Noi in Avio faremo sicuramente più attività di quante non ne facciamo oggi, ma non ancora abbastanza per essere così rilevanti a livello internazionale. Quindi quello che mi auguro che succeda in questo decennio è che l’Europa abbia un risveglio dal punto di vista di elevare l’ambizione e di favorire la creazione di nuove applicazioni per cui si generi una domanda di lanci spaziali molto più forte e quindi ci sia più opportunità. Però è innegabile che in America esistono N gruppi industriali di tecnologia, parlo di Apple, Google, Meta, Amazon, che sono capaci di integrare le tecnologie di telecomunicazione, cloud services, big data, data centers e quant’altro, aumentando la domanda di lanci spaziali.

E in Europa ditemi voi se esiste una compagnia che fa questo: non c’è. Quindi non è così semplice in Europa replicare quello che viene fatto negli Stati Uniti. E una delle tendenze maggiori che io vedo in Europa è cercare di imitare l’America senza essere l’America e quindi in questo, poi si resta inevitabilmente delusi.

Ringraziamo il dott. Ranzo e Avio per la sua disponibilità a questa intervista.

© 2025 Astrospace.it Tutti i diritti riservati. Questo articolo può essere riprodotto o distribuito integralmente solo con l’autorizzazione scritta di Astrospace.it o parzialmente con l’obbligo di citare la fonte.
Tags: AvioIntervista

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