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| On 1 anno ago

Lo spazio della NATO: dopo Berlino, Parigi. A quando Roma?

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L’Italia è il secondo paese europeo dopo la Francia per numero di assetti satellitari operativi -anche per scopi militari- nei settori strategici dell’Osservazione della Terra (EO) e delle Telecomunicazioni. Eppure, Roma non gode della stessa influenza e rilevanza geopolitica di Parigi e Berlino, il terzo nella graduatoria per satelliti militari operativi, e secondo contributore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

In quest’ottica, urge per Roma l’ottimizzazione delle risorse spaziali disponibili e (soprattutto) il delineamento di una chiara “idea di sé nel mondo”. Una maggiore e concreta focalizzazione strategica che porti anche alla creazione di un nuovo (vero!) equilibrio rispetto al partenariato geopolitico europeo franco-tedesco, senza continuare a sprofondare ulteriormente nell’attuale, sempre più consolidato, mero ruolo di “semplice” contributore netto.

Parigi “caput mundi”

Oggi, il campione indiscusso negli investimenti e nelle attività in campo spaziale nel continente europeo è certamente Parigi. È per questo che lo scorso 18 gennaio, proprio a Parigi, presso il Ministero della Difesa della Repubblica di Francia, i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica hanno siglato l’importante “Operational Memorandum of Understanding” (Op. MoU) per la costituzione di quello che sarà il futuro NATO Space Centre Of Excellence (COE): il centro di eccellenza della NATO per le attività nel dominio spaziale. In rappresentanza dell’Italia, anch’essa aderente all’iniziativa, era presente il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, il Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello.

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A testimoniare l’importanza che tale progetto riveste per Parigi, il COE verrà situato nella città di Tolosa, il cuore pulsante e centro nevralgico di tutte le attività aeronautiche e spaziali francesi. Situata nella Francia meridionale,, la città è già sede storica dell’Agenzia Spaziale Francese (CNES). A Tolosa è stata recentemente costituita anche la sede del Comando Spaziale dell’Aeronautica Militare francese, ospita inoltre la “Citè de l’espace”, la Space Military Academy, e la più prestigiosa università di Francia per gli studi aerospaziali l’ISAE-SUPAERO.

Inoltre, numerose delle più importanti industrie operanti nel settore, come AIRBUS Defence & Space, hanno sede proprio nel suo territorio cittadino. La Francia non si è quindi “limitata” a benedire l’iniziativa, ma è stata per essa (ulteriore) occasione per sottolineare -e ricordare a tutti i paesi europei- la sua salda candidatura a leader indiscusso delle attività spaziali ora anche militari del Continente Europeo. Posizionamento ricercato e costruito da Parigi (vedasi l’ambizioso programma Francia 2030), ma solo recentemente “consolidato”.

La firma del documento da parte del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, in rappresentanza dell’Italia. Credits: Ministero della Difesa

Dall’inizio dello scorso anno, infatti, in opportuna concomitanza con la Presidenza di turno dell’Unione Europea assunta dalla Francia inizialmente fino al 31 gennaio 2022, tutti i più importanti appuntamenti riguardanti la definizione e la strutturazione delle future attività spaziali continentali sono stati svolti all’interno dei confini francesi. Nello scorso mese di novembre, l’importante Consiglio a livello ministeriale degli Stati Membri dell’ESA (CM22), è stato anch’esso ospitato sempre a Parigi.

La città non è quindi solo punto di riferimento delle attività spaziali civili francesi, ma anche di quelle militari. Proprio a Tolosa infatti, nel mese di marzo dello scorso anno, ha avuto luogo la versione 2022 dell’esercitazione Aster-X (nome che è chiaro riferimento al primo satellite francese inserito in orbita). Esercitazione a carattere puramente militare che ha visto la partecipazione attiva di Belgio, Stati Uniti, Italia, Francia e Germania più un numero elevato di altri paesi europei presenti in veste di “osservatori”. L’Italia ha “schierato” rappresentanze di tutti i suoi centri della Difesa adibiti ad operazioni nel “quinto dominio”, quali: il recentemente costituito Comando delle Operazioni Spaziali (COS), il Centro Interforze di Gestione e Controllo SICRAL (CIGC SICRAL), il Centro Interforze Telerilevamento Satellitare (CITS) e l’anch’esso neocostituito Centro Space Situational Awareness (C-SSA). Una leadership, quella francese, che, tuttavia, più che attribuirsi, dovrebbe invece essere attribuita a Parigi, in maniera financo condivisa dai partners europei.

A livello NATO, il futuro Space Centre Of Excellence di Tolosa avrà l’obiettivo di accentrare e sviluppare le tre fondamentali capacità operative richieste per operare con efficacia, rapidità e flessibilità nel -ancora pressoché inesplorato- dominio spaziale, ovvero:

  • capacità di Space Support Operation (SSO);
  • capacità di Space Domain Awareness (SDA);
  • capacità di Space Domain Coordination (SDC).

Soprattutto le capacità SDA ed SDC vertono sulla creazione -in ambito NATO- della necessaria sintesi di coordinamento e collaborazione tra i vari neonati comandi spaziali europei. Iniziativa questa, che ad oggi non esistente in nessun processo a guida europea che è rimasta a guardare la nascita di singoli Comandi Spaziali a livello nazionale, senza appunto mai interessarsi alla ricerca e creazione di un centro di coordinamento ed interfaccia totalmente europeo per le attività spaziali, come invece risulta in ambito NATO.

La firma del MoU a Parigi, e il posizionamento del futuro COE a Tolosa, non è che l’ulteriore tassello della strategia francese per il mantenimento del monopolio sulle attività spaziali civili europee, ed ora anche militari. La Francia è peraltro già partner, insieme alla Germania, dell’ulteriore gruppo di élite chiamato Combined Space Operations (CSpO), e composto da Stati Uniti, Inghilterra, Nuova Zelanda, Australia e Canada, i “five-eyes”.

In generale, i Centri di Eccellenza (COE), in qualità di entità multinazionali, sono creati, finanziati, supportati ed offerti per l’accreditamento alla NATO da uno o più Paesi Membri che esprimono -come la Francia, ma di per se anche l’Italia- una riconosciuta ed elevata esperienza nel settore di competenza. I COE sono adibiti a garantire il supporto all’Alleanza Atlantica ai Membri -e Partner- nei cosiddetti quattro “pilastri della trasformazione”: Formazione e Addestramento (Education, Training, Exercise & Evaluation), Analysis & Lessons Learned, Sviluppo dottrinale e Standardizzazione (Doctrine Development & Standardization) e Sviluppo concettuale e Sperimentazione (Concept Development & Experimentation).

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Gli assetti spaziali italiani a “disposizione” dell’Alleanza

La mancanza da parte di Roma di un’idea di sé nel mondo sta portando -già da tempo- a conseguenze sempre più non trascurabili. In un presente di radicali cambiamenti degli equilibri geopolitici internazionali, illusa che una volta “passata la tempesta” tutto tornerà come prima, l’Italia risulta ai margini -quando non totalmente esclusa- dai principali tavoli decisionali, nonostante le sue eccellenze tecnico-scientifiche la possano potenzialmente collocare in una indiscussa posizione di vertice, almeno a livello continentale. Eccellenze che attori esterni (come la Francia, il nostro “vincolo interno”), non hanno tardato ad assicurarsi.

Un render del primo satellite italiano COSMO SkyMed di seconda generazione. Credits: ASI

Un trend che non esime il paese da importanti responsabilità, in quanto non in grado di proteggere le sue più alte competenze (vedasi, per esempio, il “Trattato del Quirinale”), perché mai inserite in una visione strategica nazionale e -soprattutto- internazionale. Importanti comparti industriali nazionali del settore aerospaziale (non solo) sono infatti in condivisione con la Francia, o da essa fortemente dipendenti. In questo scenario, è quindi per Roma prioritario recuperare buoni livelli di cooperazione con paesi come Regno Unito, Israele e Germania, al fine di compensare ruoli e attività anche -ma soprattutto- nei confronti dei “cugini d’Oltralpe”.

Nell’ambito del dispositivo di sicurezza della NATO, l’Italia offre una potenziale capacità operativa composta da undici satelliti, principalmente nei settori dell’Osservazione della Terra (EO) e delle telecomunicazioni. Settori definiti come “game changers” per le dinamiche terrestri. Italia seconda solo alla Francia, la quale conta circa una ventina di assetti satellitari adibiti anche ad attività militari, mentre sette sono gli assetti (noti) tedeschi.

Il ruolo dell’Italia è, a differenza di come molti vogliono indurre a pensare, di indiscussa leadership soprattutto nel settore dell’osservazione della superficie terrestre, in qualsiasi condizione atmosferica. Capacità uniche in Europa, assicurate dalla costellazione satellitare nazionale COSMO Sky-Med. Costellazione quella di “prima generazione” (CSK) composta da quattro satelliti ad oggi tutti pienamente operativi, denominati COSMO-1, 2,3 e 4. Assetti già affiancati dagli ulteriori due nuovi -anche qui, su quattro totali previsti- satelliti di “seconda generazione” (CSG) denominati CGS-1 e CGS-2, rispettivamente lanciati nel dicembre del 2019 ed alla fine del mese di gennaio dello scorso anno.

Aneddoto che non fece scalpore come invece avrebbe dovuto riguarda proprio il lancio del satellite nazionale CGS-2, il quale non poté avvenire (come previsto dalle autorità italiane) tramite il vettore europeo VEGA –di totale concezione e gran parte costruzione italiana-, a causa della saturazione della sua disponibilità di volo per il lancio dei satelliti militari francesi Ceres. Evento -alias “sgambetto” – che costrinse l’Italia a rivolgersi ad un paese terzo (gli Stati Uniti) per assicurare l’inserimento in orbita di un suo assetto strategico nazionale. Uno dei tanti episodi del progressivo sgretolamento della -fino ad oggi mai esistita ma continuamente evocata- indipendenza strategica europea, in questo caso particolare di quella italiana.

Il satellite italiano COSMO SkyMed a bordo del secondo stadio del Falcon 9.

Gli ulteriori due satelliti della nuova costellazione COSMO Sky-Med, il CSG-3 ed il CSG-4, destinati a soppiantare i più “vissuti” CSK di prima generazione, sono ad oggi in fase di realizzazione. Lancio e progressiva entrata in servizio previsti rispettivamente per il 2024 e 2025. Le potenzialità dell’Italia nel campo dell’osservazione della superficie terrestre non terminano con gli attuali sei –presto otto– satelliti operativi COSMO Sky-Med.
Fa parte della dotazione del nostro Paese anche il satellite sperimentale di osservazione ottica -e non radar come i precedenti- PRISMA.

Un satellite sperimentale unico e primo del suo genere in Europa, in quanto dotato di un sensore ottico iperspettrale, offrente capacità di indagine ed osservazione della superficie terrestre decisamente rilevanti. Completa la rosa degli assetti disponibili, il satellite ottico ad alta risoluzione per scopi militari OPSAT-3000. Satellite spia di concezione israeliana ottenuto dall’Italia nell’ambito dell’accordo di compensazione con il Governo di Tel-Aviv per la fornitura -da parte italiana- di 30 addestratori militari avanzati Leonardo M-346.

Sull’altro fronte strategico delle telecomunicazioni, l’Italia offre anche qui un contributo importante grazie ai satelliti della Difesa SICRAL, acronimo di: “Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi”. Satelliti che assicurano al nostro paese l’indipendenza strategica nelle telecomunicazioni in ambito militare, specialmente in caso di conflitto e calamità.

Ad oggi, la costellazione è composta da due satelliti geostazionari: il Sicral-1B di prima generazione, ed il Sicral-2 di seconda generazione. Quest’ultimo, in particolare, è stato sviluppato in collaborazione con il Ministero della Difesa francese che ha sostenuto il 38% dei 290 milioni di euro di investimento complessivi. Costellazione in origine composta da un terzo satellite di prima generazione, il Sicral-1A -primo satellite della Difesa italiana- che nel mese di maggio del 2021 è stato dismesso perché giunto alla fine della sua vita operativa.

Il Ministero della Difesa ha però già siglato i nuovi contratti con Telespazio e Thales Alenia Space Italia per la fornitura di ulteriori due satelliti avanzati di nuova generazione: il Sicral-3A ed il Sicral-3B, atti ad assicurare il mantenimento di comunicazioni satellitari indipendenti, sicure ed efficaci. Il primo dei due, il Sicral-3A, è previsto sia consegnato entro il 2026.

Completa il quadro degli assetti disponibili nel settore strategico delle telecomunicazioni il satellite franco-italiano denominato “Athena-Fidus” (Access on theatres for European nations allied forces-French Italian dual use satellite). Similmente a quanto accaduto per il Sicral-2, dei 280 milioni di euro del costo totale di sviluppo e produzione di Athena-Fidus, l’Italia ha sostenuto il 49% dell’investimento, mentre 51% è la quota francese.

Italia, un mero contributore ?

Come descritto, ad oggi, l’Italia è in grado di mettere a disposizione (anche) dell’Alleanza Atlantica un numero di assetti spaziali quantificabile in undici unità, univoche in termini di tecnologia imbarcata ed adibiti al soddisfacimento anche di attività militari (comprese attività di sorveglianza ed intelligence), e per questo impiegabili nell’ambito di un contesto operativo come quello della NATO.

A partire dal 2026, la prospettiva è quella di incrementare drasticamente il numero di assetti satellitari italiani operativi per l’Osservazione della Terra, grazie all’iniziale dispiegamento dei primi satelliti della costellazione IRIDE: il più importante programma spaziale nazionale, nonché il più importante programma spaziale di Osservazione della Terra in Europa! Costellazione con la quale l’Italia, insieme agli attuali assetti orbitali, arriverebbe ad un totale massimo raggiungibile di 60 satelliti operativi in orbita.

I due satelliti (a sinistra quello di Argotec, a destra quello di OHB) che costituiranno la costellazione IRIDE entro il 2024. Credits: ESA

Costellazione IRIDIE che è infatti previsto sia composta da 25 satelliti multispettrali ad Alta Risoluzione forniti dalla Argotec di Torino, e dai 24 satelliti multispettrali ad Alta Risoluzione forniti invece dal team industriale guidato da OHB-Italia, per un totale quindi di aggiuntivi 49 satelliti. Un piano che, se realizzato nei tempi previsti, eleverebbe Roma a leader indiscusso nelle operazioni satellitari -anche a scopo militare- dell’intero continente europeo, collocandosi anche tra i principali “key-players” a livello mondiale insieme a Stati Uniti, Cina e Russia.

Gli assetti spaziali italiani oggi operativi costituiscono una preziosissima risorsa nell’ambito della nuova postura strategica della NATO. Ruolo italiano che, come accennato, è destinato a crescere ai massimi livelli di vertice con l’implementazione del Programma Spaziale IRIDE. Assetti di ultima generazione che, proprio in quest’ottica, saranno fortemente votati più di quanto già non lo siano gli attuali sistemi operativi ad una sempre maggiore integrazione con i sistemi e le procedure sviluppate all’interno delle strutture dell’Alleanza Atlantica, proprio come il futuro Centro di eccellenza di Tolosa.

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