Dopo una faticosa partenza, anche a causa della pandemia, il mercato d’immagini satellitari SAR (synthetic aperture radar) è di fatto un nuovo pilastro della space economy. A differenza delle normali immagini satellitari in banda ottica, i SAR utilizzando un radar nello spettro delle microonde per ricreare un’immagine degli oggetti osservati.
Il radar permette la ricostruzione di un’immagine in due o tre dimensioni, ma sopratutto è in grado di compiere osservazioni in condizioni impossibili per i normali sensori ottici. In particolare di notte, in presenza di nuvole e parzialmente anche attraverso le precipitazioni. La flessibilità dei SAR consiste anche nelle diverse modalità di scansione di un determinato punto.
In futuro questa versatilità potrebbe estendersi anche all’utilizzo di più bande al fine di ottenere diverse tipologie di dati. Infatti, oggi la maggior parte dell’offerta commerciale si concentra sulla banda X e C in quanto permettono una maggiore risoluzione con una “penetrazione” bassa. Queste due bande corrispondono a due intervalli dello spettro delle microonde.
Inizialmente solo dominio delle agenzie governative, oggi i SAR stanno diventato protagonisti della space economy. Molteplici Startup europee e americane stanno con successo riuscendo nell’impresa di costruire satelliti sempre più economici e con una risoluzione in costante miglioramento.
Alla luce delle recente guerra in Ucraina la necessità di avere informazioni costanti è diventato un punto centrale della domanda d’immagini satellitari. Soprattutto per le agenzie d’intelligence le quali hanno spesso a disposizione sensori di sensibilità e versatilità maggiori rispetto a quelli commerciali, anche per i SAR, ma sono spesso insufficienti per quantità e velocità di analisi.
Non manca poi una crescente domanda da parte di organizzazioni scientifiche e compagnie assicurative per l’analisi dei danni di natura climatica. Tra questi, alcuni esempi recenti sono l’eruzione del vulcano Hunga Tonga e le alluvioni avvenute nell’estate 2021 in Germania.
Il risultato di questa domanda si è concretizzato con una notevole fiducia degli investitori nel mercato SAR che per le sole startup arriva a quasi a un miliardo di dollari. Alcuni round molto corposi sono stati chiusi negli ultimi tre mesi. Questo è il caso di Capella Space che il 25 aprile ha chiuso il round C di oltre 97 milioni di dollari. Anche la giapponese Synspective ha firmato un round record di 100 milioni di dollari a fine marzo, così come la finlandese ICEYE che a febbraio ha ricevuto 136 milioni di dollari.
Il continuo investimento nella tecnologia SAR potrebbe portare presto alla creazione di costellazioni satellitari con una copertura mondiale. Costellazioni che permetteranno di ottenere immagini molto rapidamente in qualunque punto del globo, oltre a farlo in poco tempo e soprattutto con un’alta frequenza di “revisit”. Il numero di satelliti previsto si attesta generalmente tra 20 e 36.
Azienda | Satelliti totali | Satelliti lanciati finora (maggio 2022) | Massa Satellite [Kg] | Risoluzione massima [cm] | Banda | Lancio primo satellite | Nazione |
Capella Space | 36 | 7 | 112 | 50 | X | 2018 | USA |
Umbra Lab | 24 | 2 | 65 | 25-15 | X | 2021 | USA |
Synspective | 30 | 2 | 150 | 100 | X | 2020 | Giappone |
IQPS | 36 | 2 | 100-120 | 70 | X | 2019 | Giappone |
ICEYE | >18 | 16 | 85-92 | 25 | X | 2018 | Finlandia |
PredaSAR | 96 | 0 | 350-400 | / | X e C | 2022 | USA |
Spacety | 56 | 2 | 185 | 100-50 | X e C | 2020 | Cina |
Attualmente la costellazione SAR operativa più grande è quella della finlandese ICEYE con 16 satelliti attivi seguita da Capella Space con 7. Una particolare eccezione in questi progetti, è l’americana PredaSAR che progetta la più grande costellazione SAR con ben 96 satelliti. Un numero quasi raddoppiato rispetto ai 48 annunciati inizialmente.
Elemento comune di tutte le costellazioni è il già citato utilizzo della banda X, unito a una miniaturizzazione del satellite rispetto ai tradizionali satelliti SAR di alcuni anni fa, la cui massa supera quasi sempre la tonnellata. Ne sono un esempio i satelliti italiani Cosmo SkyMed di seconda generazione, con una massa al lancio di oltre 2200 kg.
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