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50 nuovi Starlink in orbita. SpaceX spiega le sue modalità di gestione del traffico nello spazio

Andrea D'Urso di Andrea D'Urso
Febbraio 25, 2022
in News, Space economy, SpaceX
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L’ottava missione del 2022 di SpaceX è partita con successo dalla base militare di Vandenberg, in California, quando in Italia erano le 18:12 del 25 febbraio. A bordo 50 Starlink, che fanno salire il numero di satelliti lanciati a quota 2185. Il lancio era denominato Starlink-4.11, mentre la precedente missione dell’azienda era Starlink-4.8 partita dalla Florida. Spesso la nomenclatura per questo tipo di lanci non segue l’effettivo ordine in cui partono ma serve a designare l’orbita di destinazione dei satelliti.

Nell’ultimo periodo sono state mosse verso SpaceX diverse critiche legate a Starlink, riguardanti i detriti spaziali e i potenziali rischi di collisione. L’azienda quindi ha risposto condividendo alcuni dettagli inerenti la gestione della costellazione e il funzionamento dei satelliti in orbita.

Gli sforzi per mantenere lo spazio in ordine

I satelliti di SpaceX orbitano a un’altezza di 550 km. Ciò permette di avere latenze molto basse, tra i 20 e i 40 millisecondi, e una breve permanenza in orbita in caso di malfunzionamenti. Gli Starlink che si trovano all’altezza operativa e che diventano incontrollabili, cioè senza possibilità di utilizzare il motore elettrico per deorbitare, rientrano in circa 5 anni.

Dei 2185 Starlink lanciati, oltre 250 sono deorbitati o sono in procinto di farlo. Ciò è accaduto soprattutto durante i controlli preliminari, prima che i satelliti abbiano raggiunto i 550 km. In questa fase infatti, i tecnici controllano che ogni satellite funzioni correttamente e in caso di guasto o potenziale malfunzionamento danno il comando per il loro rientro. In caso di avaria al motore deorbitano in modo passivo, rallentati dall’atmosfera terrestre che, seppur molto rarefatta, è comunque presente in quantità rilevante a poche centinaia di km di quota. SpaceX afferma che solo l’1% degli Starlink che hanno raggiunto la quota operativa ha mostrato malfunzionamenti.

Gli ingegneri hanno inoltre scelto i materiali  per la costruzione degli Starlink in modo che si disintegrino completamente alle elevate temperature che si generano con l’attrito dell’atmosfera. Sempre per evitare la dispersione di detriti, SpaceX ha dotato i componenti principali di uno scudo di Whipple. Si tratta di un sistema simile a quello adottato per i giubbotti antiproiettile. Diverse piastre vengono posizionate a distanza tra loro per frammentare il detrito che impatta contro il satellite passando da uno strato a quello sottostante.

Istogramma con il numero di manovre per tipologia, eseguite dai satelliti Starlink. Credits: SpaceX
Istogramma con il numero di manovre per tipologia, eseguite dai satelliti Starlink. Credits: SpaceX

La prevenzione delle collisioni

Avere un elevato numero di satelliti nello spazio implica l’aumento della probabilità d’incrociare l’orbita di altri satelliti o detriti. Per tale ragione è fondamentale poter monitorare in modo preciso tutti gli oggetti che si trovano attorno al nostro pianeta. Per fare ciò SpaceX condivide i dati degli Starlink con la Space Force e l’azienda LeoLabs, che monitora i satelliti in orbita e che collabora anche con OneWeb. Hanno inoltre dichiarato di condividere tutti i parametri orbitali dei propri satelliti sulla piattaforma Space-Track.org, invitando altre aziende a fare lo stesso.

Gli Starlink possiedono un sistema autonomo per provare a evitare le collisioni con oggetti in orbita che entra in funziona quando la probabilità di collisione supera 1/100,000. In caso di potenziale collisione con oggetti non controllabili, gli Starlink utilizzano i propri motori per spostarsi. I caso l’impatto rischi di avvenire con un altro satellite SpaceX si coordina con l’altro operatore satellitare, quando possibile. In caso d’incontro ravvicinato con un satellite della NASA per esempio, saranno sempre gli Starlink a doversi spostare e non viceversa.

starlink pannello solare
Il posizionamento del pannello solare in caso di eventuale rischio di collisione (a destra).

Per minimizzare ulteriormente le probabilità di collisione gli Starlink muovono il pannello solare portandolo parallelo al corpo principale del satellite. Orientandosi in questo modo  verso l’oggetto che rischia di colpirlo, lo Starlink mostra una superficie molto ridotta. Da luglio a dicembre 2021 gli Starlink hanno effettuato 3300 manovre evasive, soprattutto per evitare detriti spaziali.

I quattro voli del Falcon 9 B1063

SpaceX ha portato a termine la missione Starlink-4.11 grazie al quarto lancio del Falcon 9 con numero di serie B1063. Questo booster ha volato la prima volta il 21 novembre 2020, portando in orbita il satellite Sentinel 6A, partendo proprio dalla base di Vandenberg. Successivamente SpaceX ha utilizzato il B1063 per l’ultimo lancio necessario a completare il primo guscio orbitale di Starlink. La missione è avvenuta a maggio dello scorso anno ed era denominata Starlink-28.

È grazie al B1063 che la sonda DART, insieme al satellite italiano LICIACube, è arrivato nello spazio a novembre 2021 per raggiungere e impattare contro l’asteroide Dimorphos. Il B1063 verrà nuovamente riutilizzato in quanto dopo poco meno di 9 minuti dalla partenza è atterrato con successo sulla Of Course I Still Love You. La chiatta si trovava a 639 km di distanza in direzione sud rispetto al punto di partenza.

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Tags: DetritiSpaceXstarlink

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