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Non tutta la regolite lunare arriva da dove ci aspettavamo

Francesco Durante di Francesco Durante
Ottobre 8, 2020
in Agenzie Spaziali, Cina, Esplorazione spaziale, Luna, News
Il cratere Daedalus

Il cratere Daedalus fotografato dalla missione Apollo 11.

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Il rover cinese Yutu-2, parte della missione Chang’e-4 lanciata sulla Luna il 7 dicembre 2018, ha evidenziato prove per cui la regolite lunare è costituita da materiale espulso da crateri limitrofi in seguito all’impatto con meteore ed altri detriti spaziali.

Il 3 gennaio 2019, Yutu-2 è allunato sul fondo del cratere Von Karman, all’interno del bacino Polo Sud-Aitken. Quest’ultimo, situato sulla faccia “nascosta” della Luna, è ritenuto la struttura d’impatto più ampia (2500 m di diametro) ed antica dell’intera superficie lunare. Dato che lo spessore della regolite è variabile, il rover è stato equipaggiato con il “Lunar Penetrating Radar” (LPR) in grado di studiare il sottosuolo fino a 100 metri di profondità.

Questo sofisticato radar sfrutta brevi impulsi elettromagnetici a frequenza variabile, i quali penetrano nel sottosuolo e tornano in parte verso l’antenna ricevente quando le onde incontrano uno stato di discontinuità geologica. Il suo utilizzo è fondamentale, perché combinando l’analisi quantitativa (velocità dell’onda stimata e velocità rilevata) all’immagine tomografica (rappresentazione del terreno in strati), gli scienziati sono in grado di identificare i materiali che compongono la regolite.

I dati comunicati dal radar e successivamente riportati dal team di scienziati sulla rivista Nature Astronomy hanno evidenziato che i materiali attorno al rover corrispondevano a quelli associati al vicino cratere Finsen, luogo d’impatto di un asteroide. Situato a nord-est del cratere Von Karman, quello di Finsen è un cratere dal diametro di 73 km e dall’età geologica, ottenuta tramite conteggio e mappatura manuale dei crateri, di 3.5 miliardi di anni.

Yutu-2 Chang'e 4
Il rover Yutu-2 fotografato dal lander della missione Chang’e 4. Credits: CAS

L’origine imprevista.

In particolare, i dati hanno mostrato una sottostruttura di tre unità nel sito di atterraggio. Il primo strato è costituito da circa 12 m di regolite lunare e 120 m di materiale multistrato espulso da crateri vicini; l’unità centrale presenta “maria” di basalto, mentre il terzo strato si estende per circa 200 m ed è composto da altro materiale espulso dai crateri limitrofi. Questi risultati hanno rivelato al team di scienziati che i materiali che compongono la superficie del sito di atterraggio di Chang’E-4 sono prevalentemente “ejecta” (materiali espulsi in seguito ad impatto) del cratere Finsen. La regolite analizzata da Yutu-2, pertanto, non è proveniente da una fonte vulcanica, come veniva precedentemente ipotizzato?

La scoperta risulta fondamentale per la comprensione della geologia del Polo Sud lunare, luogo caratterizzato da colline, crateri e crepacci decisamente più profondi rispetto alla morfologia del lato “frontale” della Luna, ovvero quello che conosciamo. I risultati futuri condurranno ad una conoscenza maggiore del ruolo degli asteroidi nella modellazione della superficie lunare fino alla sua forma attuale.

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L’articolo su Nature Astronomy: Lunar regolith and substructure at Chang’E-4 landing site in South Pole–Aitken basin.

Tags: Chang'e 4CinaLunaYutu-2

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