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| On 4 anni ago

Poche ore al primo rientro della Dragon. Come funzionerà lo splashdown?

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Manca ormai poco al rientro della Dragon Endeavour che ha portato sulla ISS i due astronauti americani Bob Behnken e Doug Hurley. Con l’ammaraggio della capsula di SpaceX si conclude definitivamente la missione Demo-2, che aveva lo scopo di certificare la Dragon al volo umano.

Ora è giunto il momento di una delle fasi più critiche della missione, ovvero il rientro sulla Terra. In questo precedente articolo ci siamo occupati delle criticità del rientro atmosferico, oggi invece approfondiremo l’ultimissima fase: l’ammaraggio.

Uno splashdown che non avveniva da 45 anni

È dall’era delle capsule Apollo che non avviene un’ammaraggio dopo il rientro degli astronauti dallo spazio. La capsula Dragon è ad oggi l’unica per il trasporto umano che effettua questa manovra. Soyuz e Starliner rientrano direttamente sulla terra ferma, evitando contatti con l’acqua.

SpaceX ha accumulato molta esperienza in questo genere di recuperi, grazie alle missioni CRS di rifornimento della ISS con la Cargo Dragon.

Dopo il primo impatto con l’atmosfera terrestre, che avverrà a circa 28.000 km/h, Endeavour continuerà la sua caduta libera. Sarà proprio grazie all’attrito con l’aria che la capsula inizierà a rallentare. A circa 5.500 m di altezza si apriranno i primi due paracadute, denominati parafreni (drogue parachutes in inglese). Questi serviranno a rallentare ulteriormente la Dragon da una velocità di circa 550 km/h fino a 190 km/hquando si apriranno i paracadute principali.

Il dispiegamento dei 4 grandi paracadute avverrà a circa 1.800 m e rallenterà la capsula in modo da farle toccare dolcemente la superficie dell’acqua. SpaceX ha lavorato molto sui paracadute, dovendo effettuare diversi test richiesti dalla NASA. Quelli utilizzati ora sono denominati Mark 3, la terza generazione di paracadute. Sono realizzati in zylon, un polimero molto più resistente del nylon.

Dove ammareranno ?

SpaceX e NASA hanno selezionato 7 diversi punti per l’ammaraggio, tutti al largo delle coste della Florida. Questi si trovavo a: Pensacola, Tampa, Tallahassee, Panama City, Cape Canaveral, Daytona e Jacksonville. Ciò è stato fatto per aumentare le possibilità di rientro nel caso in cui in una delle diverse zone non fosse possibile ammarare.

I sette luoghi stabiliti per l’ammaraggio. Credits: SpaceXFleet.

I criteri che deve rispettare il punto di ammaraggio sono legati al meteo. Gli ingegneri di NASA e SpaceX monitoreranno diversi parametri, tra cui: venti, altezza delle onde, pioggia e presenza di fulmini.

Behnken e Hurley dovrebbero partire dalla ISS domenica 2 agosto alle ore 01:34 (ora italiana), con splashdown previsto per le 20:42 dello stesso giorno. I tecnici monitorano costantemente il meteo delle diverse zone di ammaraggio e un primo briefing avverrà a 48 ore dalla partenza degli astronauti.

Le riunioni sull’analisi delle condizioni avverranno anche successivamente, la  più importante a 2 ore e mezza dalla partenza, per decidere se effettuare l’undocking o meno.

Una volta che gli astronauti avranno lasciato la ISS, il loro ammaraggio potrebbe ancora essere posticipato fino a 48 ore dopo la partenza. Le manovre per iniziare l’ingresso in atmosfera inizieranno 1 ora e 50 minuti prima dell’ammaraggio, in modo da essere abbastanza certi sulle condizioni meteo della zona scelta. A questo punto, la Dragon si separa dal trunk, ovvero la sezione cilindrica con i pannelli solari, liberando lo scudo termico che impatterà contro l’atmosfera.

Una volta toccata la superficie del mare, i paracadute si sganceranno e potranno iniziare le procedure di recupero degli astronauti.

Il recupero degli astronauti

SpaceX possiede due navi per recuperare gli astronauti che rientrano con la Dragon: la GO Searcher e la GO Navigator. Una si posizionerà nel Golfo del Messico mentre l’altra nell’Oceano Atlantico, in modo da coprire tutte e 7 le diverse zone di ammaraggio. Ogni nave ha un equipaggio formato da 40 persone, tra cui: medici, ingegneri esperti dei sistemi della Dragon e sommozzatori.

La nave GO Searcher

Il primo controllo sulla capsula viene effettuato da delle piccole barche. Queste verificano l’eventuale fuoriuscita di propellente ipergolico, un combustibile molto tossico, utilizzato per alimentare i motori Draco e SuperDraco. Una volta stabilità la sicurezza dell’area, la nave può avvicinarsi ed issare la Dragon a bordo.

È solo dopo che i tecnici avranno assicurato la capsula sull’imbarcazione che verrà aperto il portellone per far uscire gli astronauti. Questi si recheranno subito in un’area medica, dove un equipe effettuerà diversi controlli sul loro stato di salute.

Le navi sono inoltre dotate di un pad per poter supportare l’atterraggio e decollo di un elicottero. Gli astronauti quindi, potranno ritornare sulla terra ferma sia via mare che via aria. L’elicottero è il mezzo più veloce per trasportare gli astronauti, soprattutto in caso ci fosse qualche ferito.

Gli ingegneri effettueranno nei prossimi mesi dei controlli su Endeavour. Dovranno analizzare il comportamento della struttura per poi certificarla nuovamente al volo.

Probabilmente la vedremo volare con la missione Crew-2, prevista tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del prossimo anno.

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