In soli 7 mesi SpaceX ha superato il record di lanci annuali stabilito lo scorso anno. L’ultima missione, denominata Starlink-3.2, è la numero 32 che SpaceX completa con successo nel 2022. Il decollo del Falcon 9 è avvenuto dalla base militare di Vandenberg, in California, quando in Italia erano le 19:13 del 22 luglio.
SpaceX ha portato in orbita altri 46 Starlink, posizionandoli in orbita polare per la costruzione di un nuovo guscio. Sale così a 2902 il numero di Starlink lanciati. Il 2022 è anche l’anno in cui SpaceX ha effettuato il maggior numero di lanci dalla California. Sono infatti 7 i Falcon 9 decollati da Vandenberg, contro i 6 partiti nel 2018. Si tratta anche del riutilizzo più veloce di questo complesso di lancio, in quanto la missione precedente aveva avuto luogo solo 11 giorni e 16 ore prima.
L’azienda sta mantenendo un ritmo molto frenetico, che potrebbe portarla a raggiungere e superare anche i 50 lanci effettuati in un solo anno. Ciò è possibile grazie alla grande esperienza ottenuta durante le diverse missioni e le migliorie apportare a tutta la filiera. Dalla costruzione dei razzi alla gestione della flotta navale per i recuperi, passando per i lavori di manutenzione dei Falcon 9 e delle operazioni di gestione dei lanci.
I pochi giorni tra una missione e la successiva
Con il trentaduesimo successo del 22 luglio, SpaceX ha una media di un lancio ogni 6.3 giorni. Solo recentemente questo valore si è anche stabilizzato parecchio, come vediamo dal grafico seguente. A inizio anno la frequenza era molto variabile e infatti è proprio nel primo trimestre che abbiamo visto la pause più lunga tra due missioni. Tra Starlink-4.7 e Starlink-4.8, avvenute entrambe a febbraio, abbiamo dovuto attendere 17 giorni e 20 ore. Ciò era dovuto all’impossibilità di utilizzare la chiatta Just Read The Instructions, poiché danneggiata a seguito di un rientro di un Falcon 9 avvenuto a dicembre del 2021
Ritornata operativa la chiatta per i recuperi, la media ha iniziato ad abbassarsi, salvo nel periodo delle due missioni con equipaggio Ax-1 e Crew-4. Ad aprile SpaceX ha dovuto gestire il volo di due diverse capsule Dragon. Una situazione resa ancora più complessa dalle cattive condizioni meteo, che hanno costretto a un lungo rinvio del ritorno a terra degli astronauti di Ax-1.
Completate queste delicate missioni, ha ripreso a lanciare con una frequenza sempre maggiore, passando da una media di 7,6 giorni per lancio a quella attuale di 6,3. A fine giugno del 2021, SpaceX aveva una media di 9,03 giorni per lancio, ma che si è alzata parecchio nella seconda parte dell’anno. A luglio e ottobre del 2021 l’azienda di Musk non ha effettuato lanci. L’obbiettivo di SpaceX è quello di arrivare a una missione ogni 5 giorni, quindi vedremo intensificarsi ancora le operazioni di preparazione al lancio.
L’impatto delle missioni Starlink
La prima fase del progetto Starlink prevede che in orbita ci siano 4408 satelliti operativi, per fornire un servizio stabile di connessione in tutto il mondo. Solo in questi primi 7 mesi del 2022 SpaceX ne ha portati in orbita 960 e presto batterà il record dei 989 Starlink lanciati lo scorso anno. Ciò è possibile grazie all’elevata produzione di satelliti.
SpaceX ha una fabbrica apposita a Redmond, nello stato di Washington, che si occupa della loro costruzione. Secondo le ultime dichiarazioni l’azienda riesce a produrre 180 Starlink al mese, mentre nel 2021 erano 120.
Su 32 lanci ben 19 sono serviti per portare in orbita i satelliti della mega costellazione. Attualmente quindi, le missioni Starlink rappresentano il 59% di tutti i lanci dell’anno. Al secondo posto ci sono le operazioni di messa in orbita di carichi per conto di enti terzi, come NASA, NRO o aziende di telecomunicazioni. Sono in totale 7 le missioni di questo tipo, ovvero il 22%. Durante l’anno poi SpaceX ha portato in orbita 3 diverse Dragon e ha completato 3 lanci in rideshare
È quindi a causa di Starlink se l’azienda sta mantenendo un ritmo così elevato. Musk, più che al numero di lanci e di satelliti, utilizza come metro di paragone la massa totale portata in orbita per confrontare aziende e razzi. Prendendo in considerazione solamente le missioni Starlink, l’azienda ha portato in orbita più di 270 tonnellate di carico.
Siccome questi satelliti sono di proprietà della stessa SpaceX, l’azienda si prende anche qualche rischio durante i lanci. È proprio con le missioni Starlink che SpaceX testa le capacità dei propri Falcon 9. L’eventuale perdita di un booster quindi potrebbe non essere considerato un fallimento totale, dato che ogni volo serve per acquisire dati e conoscenze sul comportamento di questi mezzi.
Rampe di lancio e piattaforme di atterraggio
Con quest’ultima missione abbiamo assistito alla partenza del booster con numero di serie B1071, che ha volato ed è atterrato per la quarta volta. Per i booster del Falcon 9, sono ben 58 i rientri consecutivi di successo, per un totale di 132 atterraggi totali. In questo 2022 l’azienda è riuscita a non perdere nemmeno un Falcon 9 a differenza dello scorso anno, durante la quale un primo stadio non era riuscito a fare ritorno.
Durante l’anno SpaceX ha utilizzato tutte le piattaforme a sua disposizione per far atterrare i booster. Attualmente è la chiatta A Shortfall Of Gravitas quella che ha supportato più missioni: 12. Per quest’ultimo lancio, l’azienda ha dovuto utilizzare per la quarta volta quest’anno la chiatta Of Course I Still Love You, l’unica che si trova in California.
Non sono mancati poi i rientri direttamente sulla terraferma. Questi sono gli atterraggi più spettacolari perché ci permettono di avere immagini che riprendono il Falcon 9 da più angolazioni. Sono 6 i rientri avvenuti sulle Landing Zone, divisi equamente tra Florida e California.
Il 78% dei decolli del Falcon 9 è avvenuto dalla Florida, di cui 15 dal complesso di lancio numero 40 mentre 10 dallo storico pad 39A. Quest’ultimo è l’unico da cui possono partire le capsule Dragon e qui SpaceX sta lavorando per costruire le infrastrutture a supporto dei lanci di Starship. Non avendo in programma l’utilizzo della Dragon nel breve periodo, SpaceX potrebbe anche decidere d’interrompere momentaneamente i lanci dal 39A, in modo da non fermare i lavori alla nuova rampa di Starship. In questo 2022 inoltre l’azienda di Musk ha anche stabilito il record del minor tempo trascorso tra due diverse missioni: 14 ore e 8 minuti.
Falcon 9’s first stage has landed on the Of Course I Still Love You droneship – marking SpaceX’s second launch and landing from Vandenberg in less than 12 days pic.twitter.com/LO1kdWAAKB
— SpaceX (@SpaceX) July 22, 2022
La chiave è il riutilizzo
È proprio grazie alla possibilità di riutilizzare i primi stadi se SpaceX è in grado di mantenere questi ritmi. In soli 21 giorni e 6 ore infatti, SpaceX ha portato a termine ben due missioni con il medesimo Falcon 9 nell’aprile 2022. Questi ultimi 32 lanci sono stati portati a termine utilizzando 10 diversi Falcon 9, di cui due hanno volato per la prima volta proprio nel 2022. SpaceX sta cercando di portare al limite le capacità dei propri primi stadi, per studiare fino a quanto possono riutilizzarli.
Inizialmente avevano dichiarato che il limite fosse di 10 lanci. Sono ben tre i primi stadi che hanno raggiunto quota 13 decolli e atterraggi consecutivi. Attualmente puntano a raggiungere i 15 lanci prima di ritirare un Falcon 9 per poi studiarne la struttura approfonditamente.
Il primo stadio inoltre non è l’unico elemento dell’intero vettore in grado di supportare più missioni. Anche le due coperture che proteggono i satelliti fanno ritorno sulla Terra per poi tornare a volare. Nel corso degli anni SpaceX ha affinato questa tecnica, modificando il design delle coperture affinché possano ammarare senza che l’acqua venga in contatto con le componenti interne. Hanno quindi abbandonato la cattura al volo, dimostrando che il recupero dal mare è il metodo più efficace. In questo modo sono riuscita a utilizzare una singola copertura per ben sei volte.
L’elemento principale che non viene recuperato
Il secondo stadio è l’unica grande componente che SpaceX non è in grado di recuperare e riutilizzare. Questo infatti, dopo aver rilasciato il carico in orbita, rientra in atmosfera distruggendosi completamente. Ciò significa che SpaceX dispone di un processo produttivo in grado di produrre grandi quantità di secondi stadi in maniera efficiente e sicura.
@SpaceX 2nd Stage getting hoisted into its test stand in McGregor yesterday. Texas heat distortion at its finest as well 📷🥵 Was fun watching and seeing the size of the 2nd stage in this setting! Now it’s time to hear it roar! #SpaceX #2ndstage #Falcon9 #Texas pic.twitter.com/QLfuL7Pij5
— Justin Swartz (@jswartzphoto) May 13, 2022
Il secondo stadio è un razzo alto circa 16 metri, che compie un lungo viaggio prima di poter essere unito al booster. Dopo aver lasciato la fabbrica in California, viene spedito alla base di McGregor, in Texas, per essere testato. SpaceX utilizza un apposito banco di prova per collaudare tutti i sistemi del secondo stadio, soprattutto il singolo motore Merlin ottimizzato per il vuoto. Ultimati i test il razzo viene inviato a Cape Canaveral o a Vandenberg. Nei piani iniziali di SpaceX vi era anche l’ipotesi di sviluppo di un secondo stadio del Falcon 9 riutilizzabile, ma l’idea è stata poi scartata.
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