Giovedì 9 luglio, l’amministratore di Ariane Group André-Hubert Roussel, ha confermato che il volo inaugurale del nuovo lanciatore Ariane 6 non sarà fatto prima della seconda metà del 2021. Questo ritardo era temuto da molti. Dopo che a fine maggio era stato confermato il rinvio da fine 2020 ad inizio 2021 si sperava però che potesse essere l’ultimo rinvio.
Come il precedente anche questo ritardo è principalmente dovuto all’emergenza coronavirus. Durante il periodo di quarantena, molte sedi di ArianeSpace sono rimaste aperte, o chiuse per pochi giorni. Nonostante questo, le misure sanitarie che si è dovuto intraprendere una volta riaperto non permettono di lavorare ancora a pieno ritmo. Non come veniva fatto prima della quarantena per lo meno. Inoltre anche molte aziende fornitrici di Ariane stanno riscontrando difficoltà, provocando ritardi a cascata.
Ariane si ritiene comunque ottimista di arrivare a lanciare entro la fine del 2021. Praticamente tutti gli elementi propulsivi sono già stati prodotti e testati. Il motore del primo stadio, il Vulcain 2.1 è pronto dall’estate scorsa. Il motore Vinci del secondo stadio è già stato qualificato e il terzo e ultimo static fire test ai P120 (i booster laterali) è previsto per fine luglio 2020.
L’Agenzia Spaziale Europea, che finanzia l’89% dell’Ariane 6, non ha ancora ben chiara una data di lancio ma conferma un ritardo di almeno 6 mesi. Per quanto riguarda i problemi tecnici, anche la costruzione della rampa di lancio in Guiana Francese sta comportando dei ritardi. Questa infrastruttura sarà completamente nuova e la sua costruzione è responsabilità dell’Agenzia Spaziale Francese.
La concorrenza incalza
Questo ritardo pone l’Ariane 6 in una situazione sempre più complicato per quanto riguarda la diretta concorrenza americana. Oltre ai vettori già esistenti nel 2021 vedranno il loro esordio anche il razzo Vulcan di ULA e l’OmegaA di Northrop Grumman.
Il New Glenn di Blue Origin sembra invece più orientato al suo primo volo nel 2022. Tutti questi vettori si posizionano in una fascia di mercato molto simile. Ariane 6 e New Glenn sono più propensi ad eseguire voli verso l’orbita geostazionaria. Oltre a questo si aggiunge anche l’intenzione dell’ESA e di Ariane Space di muoversi verso nuovi vettori, forse già riutilizzabili, verso la fine degli anni ’20.