Il New Glenn di Blue Origin è partito per la prima volta nello spazio oggi, giovedì 16 gennaio 2025, alle 08:03 (ora italiana). L’enorme razzo di Blue Origin è decollato dalla rampa LC-36 di Cape Canaveral, un complesso di lancio interamente gestito dall’azienda, da cui, d’ora in poi, vedremo partire questo vettore.
Il lancio del New Glenn è stato particolarmente delicato e soggetto a rinvii. Un primo tentativo era stato effettuato lunedì 13 gennaio, ma è stato interrotto nella seconda metà della finestra di lancio a causa di un problema a una valvola ghiacciata, necessaria per lo spurgo del propellente nel primo stadio. Inoltre, un altro parametro errato è stato rilevato sulla chiatta al largo, destinata a tentare il recupero del primo stadio.
Il rientro è stato tentato anche in questa occasione, ma non è riuscito.
Oltre ad aver raggiunto l’orbita per la prima volta nella sua storia, Blue Origin ha provato a recuperare il primo stadio del New Glenn. Tuttavia, questa operazione non è andata a buon fine: il centro di controllo ha perso la telemetria diversi secondi prima dell’atterraggio. A ora non ci sono ancora informazioni su cosa sia successo al primo stadio. L’ultimo aggiornamento mostrato durante la diretta riguardava l’accensione dei tre motori BE-4 centrali, per la manovra di atterraggio. Poi si sono perse le comunicazioni.
Prima volta in orbita per Blue Origin
L’obiettivo primario della missione, denominata NG-1, era raggiungere l’orbita, un traguardo mai raggiunto prima da Blue Origin. Il New Shepard, infatti, il razzo con cui l’azienda ha effettuato numerose missioni, è un piccolo vettore suborbitale, capace di voli di qualche decina di minuti.
Il New Glenn, invece, deve il suo nome a John Glenn, il primo americano a raggiungere l’orbita terrestre, ed è stato sviluppato per il rilascio di carichi nello spazio.
I sette motori BE-4 si sono accesi e hanno funzionato senza problemi fino al momento della separazione dal secondo stadio. Sebbene questo sia stato il primo volo del New Glenn, lo stesso non vale per i BE-4: Blue Origin, infatti, fornisce questi motori anche a ULA per il suo razzo Vulcan, il cui primo stadio ne utilizza due. I BE-4 sono alimentati con ossigeno liquido e metano liquido.
Dopo circa 9 minuti e 23 secondi dalla partenza, a seguito della separazione, il secondo stadio del New Glenn ha acceso i suoi due motori BE-3U, ottimizzati per il vuoto. A differenza del primo stadio, questi motori utilizzano ossigeno liquido e idrogeno liquido come propellente.
L’accensione e il corretto funzionamento dei BE-3U nello spazio rappresentano un grande successo per l’azienda, poiché si tratta di una delle fasi più critiche della missione. Molti vettori, infatti, hanno fallito proprio nell’accensione del secondo stadio, nei loro voli inaugurali.
Dopo 58 minuti dal lancio lo stadio si è riacceso, compiendo un’altra fase importante. L’accensione multipla di un motore nello spazio era un’altra importante sfida da superare. L’intera missione poi durerà oltre 5 ore.