News
| On 1 anno ago

Stoke Space ha completato il primo test di Hopper2, un secondo stadio riutilizzabile

Share

La start-up americana Stoke Space ha completato oggi, 18 settembre, il primo volo di un prototipo del secondo stadio del loro razzo. Stoke Space è un’azienda nata solo nel 2019 e fondata da due ex dipendenti di Blue Origin (uno di loro è stato anche per alcuni mesi in SpaceX), entrambi con esperienza nel comparto motori. A febbraio 2021 hanno ottenuto un primo finanziamento da 9.1 milioni di dollari, seguito da uno da 65 milioni alla fine del 2021, a cui ha preso parte anche Bill Gates. Ora, con questo test, hanno dimostrato di essere in grado di realizzare un prototipo in grado di alzarsi da terra.

L’obbiettivo di Stoke Space è costruire un vettore a due stadi completamente riutilizzabile, quindi con entrambi gli stadi che, completata la missione, rientrano sulla Terra. È lo stesso obbiettivo che sta perseguendo SpaceX con Starship e Super Heavy, mentre il Falcon 9 è rimasto parzialmente riutilizzabile, dato che il secondo stadio viene perso dopo ogni lancio. La vera particolarità di questa azienda quindi, risiede nel rientro del secondo stadio. È proprio questo che hanno sollevato da terra nel test denominato Hopper2.

L’azienda produce quasi ogni componente da sé e ciò permette di velocizzare molto il processo di progettazione e realizzazione. Il 14 settembre avevano condotto con successo uno static fire test, simulando tutte le procedure di lancio.

I 15 secondi di volo

Realizzato in acciaio inossidabile, Hopper2 è il secondo prototipo di Stoke Space ma il primo che si è staccato da terra. L’azienda ha deciso di iniziare lo sviluppo dal secondo stadio perché è l’elemento con il rientro più complesso e con la tecnologia più innovativa. Ciò è dovuto al fatto che l’intera struttura deve sopportare l’impatto con l’atmosfera a velocità orbitali, quindi più complesso e con temperature e sforzi maggiori da gestire.

Per tale ragione, la base del secondo stadio ha una forma a cupola molto simile a quella delle capsule orbitali, ma la base è realizzata in acciaio inossidabile. Questo materiale resiste molto bene alle alte temperature, e inoltre ha un sistema attivo di raffreddamento. Nella parte interna infatti, vi sono tubazioni al cui interno scorre idrogeno liquido ad alta pressione che prima assorbe calore dallo scudo termico e va poi ad azionare la turbopompa del motore. In questo modo utilizzano un solo elemento per raffreddare lo scudo termico e favorire il funzionamento del razzo.

Per il comparto propulsivo, Stoke Space ha adottato una soluzione alquanto particolare. Hopper2 infatti è dotato di una turbopompa per l’ossigeno, una per l’idrogeno e 15 camere di combustione con relativo ugello di scarico. Questi ultimi sono disposti lungo tutta la circonferenza esterna e non sono in grado di muoversi per direzionare la spinta. Per spostarsi quindi, Hopper2 varia la spinta proveniente da ogni ugello.

Il volo di Hopper2 è durato in tutto 15 secondi e il prototipo ha raggiunto un’altezza massima di circa 9 metri. L’azienda ha potuto così ottenere risultati e dati non solo riguardo al funzionamento dei motori ma anche nel movimento e gestione della direzione di spinta. Il razzo completo sarà alto 30 metri e riutilizzabile nel giro di 24 ore. 

Ti è piaciuto questo articolo? Lo abbiamo scritto grazie al supporto degli abbonati ad Astrospace Orbit. Solo questo ci ha permesso di scriverlo in modo competente, revisionandolo, rileggendolo e consultando diverse fonti. Ne è valsa la pena? Se ti sembra di sì, puoi iscriverti anche tu ad Astrospace Orbit, avrai accesso a diversi vantaggi e contenuti esclusivi.

Entra anche tu in Astrospace.it Orbit.

Non perderti le ultime notizie e approfondimenti sul settore spaziale:
Iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram