SpaceX ha sempre sviluppato i sui razzi con un unico scopo: renderli riutilizzabili. L’azienda di Elon Musk è infatti riuscita fa far volare più volte: i primi stadi, le capsule Dragon e persino i fairing. Il secondo stadio dei Falcon è l’unico componente che non è mai stato recuperato. Questo a causa soprattutto del suo design.
Per come è stato progettato, nessuna parte resiste alle grandi forze aerodinamiche dovute al rientro in atmosfera. Per risolvere questo problema l’anno scorso Musk aveva ipotizzato di utilizzare una versione di Starship in miniatura per sostituire l’attuale secondo stadio. L’idea è stata subito scartata.
Ad ipotizzare un possibile riutilizzo dell’attuale secondo stadio ci pensa Nanoracks, azienda specializzata in nanosatelliti e sistemi per il loro rilascio. La missione si chiama In-Space Outpost e l’idea è quella di creare un modulo abitabile direttamente nello spazio.
Questa missione sarà lanciata con un Falcon 9 presumibilmente verso la fine del 2020. SpaceX infatti si è dimostrata onorata di aiutare Nanoracks a sviluppare questa idea del tutto innovativa.
Con la missione In-Space Outpost, in cima al secondo stadio verrà posto un dispositivo in grado di tagliare il metallo del razzo. In questo modo si creeranno delle sezioni che in futuro potranno essere convertite in moduli abitabili o per lo stivaggio di materiali. Il primo esperimento della Nanoracks testerà la capacità del dispositivo di tagliare il metallo nello spazio, operazione mai tentata prima. Con la prima missione verranno verificate le capacità di taglio su tre diverse lastre di metallo, in rappresentanza delle principali componenti dei vari secondi stadi (dalla SpaceX al Centaur della ULA).
Il secondo stadio del Falcon 9 è alto 13,8 m, con un diametro di 3,7 m. Lo spazio che si recupererebbe sarebbe quindi molto, sufficiente per una futura stazione spaziale. Con il volo inaugurale del Falcon Heavy, la SpaceX ha dimostrato di poter far raggiungere al secondo stadio anche l’orbita Marziana. Le applicazioni per questa tecnologia quindi sono moltissime.
Per tagliare il metallo, la Nanoracks ha collaborato con la Maxar, che realizzerà un braccio robotico e una speciale fresa per il taglio dei materiali. L’esperimento durerà dai 30 ai 60 minuti, cercando inoltre di inviare a terra immagini e video per la verifica del test.
Nanoracks sfrutterà il Smallsat Rideshare Program della SpaceX, per lanciare il suo dispositivo di test. Si tratta di un programma annunciato quest’estate dedicato ai piccoli satelliti. La prima missione di questo tipo fu la SSO-A, durante la quale furono portati in orbita 66 CubeSat e nanosat. Tramite questo programma, sarà possibile lanciare satelliti dal peso di 200 kg al costo di 1 milione di dollari.
Esperimenti di questo tipo saranno molto importanti per le future esplorazioni spaziali. Grazie a questi strumenti sarà possibile creare nuove componenti per stazioni spaziali e non solo. Inoltre si ridurrà anche la creazione di detriti in orbita. I secondi stadi dei razzi sono infatti una voce importante nella popolazione di detriti spaziali. Se questa tecnologia si rivelerà affidabile si potrebbe creare un riciclo quasi totale di queste componenti.