Dopo il debutto della fase beta nei primi paesi occidentali, SpaceX sta concludendo gli accordi per l’introduzione di Starlink in Nigeria e Sudafrica, introducendosi in un contesto, quello africano, che ha già attirato l’attenzione di Big Tech come Google, Amazon e Facebook. L’Africa è uno dei mercati di smartphone in maggiore crescita, così come in rapida ascesa è la domanda di servizi internet. Starlink non nasce per l’Africa, ma possiede peculiarità che potrebbero conferirgli un ruolo significativo.
Il valore di Internet per l’Africa
Attualmente l’Africa è il continente con la peggiore diffusione di connettività Internet (è connesso circa il 40% della popolazione, contro una media mondiale di oltre il 60% e una dei paesi avanzati di quasi l’80%), ma i valori attuali e le notevoli previsioni di crescita economica e demografica indicano che il bisogno di connessione salirà considerevolmente nel medio termine.
Diceva Laurent Kabila, mentre marciava con le sue truppe ribelli nella giungla del Congo: “Prendere il potere in Africa non è poi così difficile, basta avere 10000 dollari e un telefono satellitare“. Si riferiva, parlando del satellitare, al mezzo tramite cui concordare la vendita di risorse naturali alle multinazionali estere. Tuttavia, senza scomodare propositi di colpi di stato e metalli preziosi, è evidente che l’interconnessione rivesta un ruolo importantissimo anche per la promozione di quelli che sono settori primari di una buona parte di economia africana, cioé agricoltura e artigianato.
Grazie ad internet è possibile disporre di piattaforme di vendita di manifattura tipo la già diffusa Etsy.com, coordinare gli sforzi agricoli oppure ottimizzare le supply chain delle imprese, con un ampliamento del mercato e le sue conseguenti riduzione dei prezzi e aumento di competitività. Parallelamente, l’aumento di accesso ad internet va a rendere possibile la nascita di nuove forme di attività di piccola impresa, anche nel settore tecnologico, e si è visto come questo vada ad impattare sull’occupazione e a mitigare il divario sociale. Non secondario è il settore dell’istruzione, soprattutto nelle aree più remote, dove internet può aiutare i docenti a sopperire alla carenza di materiale didattico.
Internet e Africa: a che punto siamo
Attualmente, in Africa, internet è diffuso principalmente grazie alle dorsali di cavi sottomarini che circondano il continente, da cui nascono le ramificazioni che servono i vari stati. La penetrazione della rete è molto disomogenea, ottima come diffusione e prestazioni in paesi come Marocco e Kenya, con qualità decisamente peggiori in altri, chiaramente impattata dalle carenze infrastrutturali e dalla percentuale considerevole di popolazione che vive in ambienti rurali.
Ancor più penalizzati sono i paesi che non dispongono di uno sbocco sul mare, dovendo dipendere, per le proprie attività, dalla qualità e dall’affidabilità dei paesi confinanti, aspetto non scontato. Starlink può offrire un servizio importante sotto questi punti di vista.
Starlink e gli attuali sistemi geostazionari
Il segnale satellitare non ha la capacità di servire molti utenti, né è ottimo in città per l’alta presenza di ostacoli, ma è particolarmente conveniente per le zone meno urbanizzate e non raggiungibili dalla fibra. L’internet satellitare copre già il continente africano, grazie ai satelliti in orbita geostazionaria di diverse compagnie, tuttavia Starlink, grazie alla sua orbita bassa e all’alto numero di satelliti (si veda qui e qui per maggiori dettagli), dovrebbe assicurare una latenza più bassa e una capacità di banda maggiore.
La latenza dipende direttamente dall’orbita (e quindi dalla distanza dalla Terra che il segnale deve percorrere): operando da circa 500 km di altitudine, SpaceX prevede di assicurare una latenza tra i 20 e i 50 ms (non troppo superiore a quella di una rete via cavo), mentre i 36000 km dell’orbita GEO non permettono di abbassare la latenza di oltre mezzo secondo degli attuali sistemi. Una latenza sul dato non impatta la velocità, e quindi operazioni come il download, ma risulta penalizzante per quelle attività che richiedono un’interazione con altri utenti: chiamate, operazioni commerciali oppure, per quanto apparentemente secondario ma in realtà fortemente attrattivo, il gioco online.
La banda dà una misura di quante persone possono essere servite. SpaceX ha dichiarato che ogni satellite offrirà fino a 23 Gb/s (in download). Quindi, più saranno i satelliti (si parla di 12000 a flotta interamente dispiegata) più, per una certa velocità (le intenzioni parlano di 100 Mb/s ad utente come minimo), saranno gli utenti potenziali. Un satellite in orbita geostazionaria recente come il ViaSat-2 offre una banda dieci volte maggiore, ma con un numero di satelliti molto ridotto la capacità totale della costellazione è decisamente inferiore.
Anche per gli attuali operatori in orbita geostazionaria un aumento del numero dei satelliti potrebbe incrementare la banda, ma gli alti costi del servizio e la latenza hanno inciso, negli anni passati, sull’eventualità di un’espansione del mercato. Inoltre, un satellite in orbita geostazionaria ha un footprint (area che copre con il suo segnale) molto esteso per via della grande distanza dalla Terra e, quindi, un satellite che serve l’Africa, va a servire nello stesso tempo anche Medio Oriente ed Europa, e sarà verosimilmente verso queste zone, molto più redditizie, che orienterà l’eventuale surplus di offerta.
Il principale beneficio per gli utenti locali africani potrebbe venire proprio dall’architettura stessa di Starlink: avendo un’orbita più bassa, il footprint dei suoi satelliti sarà ridotto e non avrà quindi, nel momento di sorvolo del continente, competitors più “abbienti”. Insomma, Starlink non nasce primariamente per l’Africa, ma visto che i satelliti che sorvolano l’America sono gli stessi che sorvoleranno l’Africa pochi minuti dopo, entrambi potrebbero guadagnare un’opportunità dall’eventuale fornitura del servizio, che rappresenterebbe quindi un gioco win-win, in cui tutti guadagnano. Il tutto, ovviamente, se questo si tradurrà in una possibilità di ribasso dei costi per la regione.
Costo ed altri problemi strutturali
Infatti, quella che sarà la reale diffusione di Starlink tra la popolazione locale è qualcosa che al momento è comunque impossibile da conoscere e, aldilà della performance che verrà raggiunta, proprio l’aspetto del costo ne sarà arbitro indiscusso.
Secondo quanto indicato dalla Commissione per lo sviluppo sostenibile della banda larga dell’ONU durante il World Economic Forum 2018, per avere una reale diffusione di connettività, 1 GB di dati mobili dovrebbe costare al massimo il 2% del reddito nazionale lordo pro capite mensile. Trattare l’Africa come un’unica entità è un errore, ma il dato globale è indicativo: oggi in Africa 1 Gb di dati ne costa in media il 18%. E’ da vedere se e quanto Starlink potrà abbassare questo numero, tenuto conto che gli attuali prezzi proposti per le versioni beta in Nordamerica sono di 500 dollari per il kit di ricezione e 99 dollari per l’abbonamento mensile.
Ci sono anche altri ostacoli: la necessità di disporre di un ripetitore, per quanto piccolo, impatta sull’utilizzo mobile della connessione, spesso la carenza di infrastrutture significa mancanza anche solo di rete elettrica e il tasso di alfabetizzazione informatica in molte aree è estremamente basso. Se anche il costo non dovesse essere particolarmente incoraggiante, difficilmente potrà fare breccia, anche solo per essere usato come hub per istituzioni, scuole o imprese già avviate.
Una valenza non solo commerciale
Il diretto ritorno economico, tuttavia, non è l’unico motivo di interesse del contesto. Lo si può intuire dall’attenzione che altre Big Tech hanno rivolto all’Africa in tempi recenti. Due delle maggiori dorsali che servono il continente sono state promosse e finanziate direttamente da Facebook e Google. Insieme alla fornitura del servizio, infatti, c’è da considerare il valore della successiva fornitura di app e servizi, nonché la raccolta di dati utente di profilazione per fini sia commerciali che politici. A questi si aggiunge la valenza strategica: la Cina investe da anni in infrastrutture in Africa con un considerevole ritorno politico; questo sarebbe un campo in cui gli USA avrebbero ancora un vantaggio, senza contare che la fornitura del servizio internet abilita ad un certo tipo di controllo su ciò che si fa con esso.
I possibili volumi di utilizzo di Starlink saranno, anche nel migliore dei casi, decisamente più ridotti di una rete via cavo, ma anche il solo essere complementare alle precedentemente citate architetture, potrebbe conferirgli una valenza di taglio strategico. Saranno anche considerazioni di questo tipo, oltre al semplice ritorno di mercato e ai limiti tecnici, ad impattare sulla sua reale penetrazione nel continente e quindi sul valore aggiunto che potrà rappresentare per la popolazione locale.
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