Con oltre 1300 satelliti Starlink portati in orbita da SpaceX, è fondamentale avere un sistema di controllo che prevenga le collisioni. Uno scontro in orbita potrebbe generare una quantità di detriti tale da mettere fuori uso la maggior parte dei satelliti.
Per questa ragione, NASA e SpaceX hanno siglato un accordo per gestire al meglio il traffico in orbita, ed evitare ritardi nelle operazioni di manovra. Questo accordo serve anche a scongiurare episodi come quello avvenuto a settembre 2019, dove venne scongiurata la collisione tra uno Starlink ed il satellite dell’ESA Aeolus. In quell’occasione ci furono infatti problemi d comunicazione tra ESA e SpaceX su chi avrebbe dovuto effettuare la manovra evasiva per evitare l’impatto. L’accordo tra l’agenzia americana e l’azienda di Musk serve proprio per stabilire a priori quale satellite dovrà cambiare la propria orbita per evitare lo scontro.
Chi si sposterà ?
SpaceX ha concordato insieme alla NASA che saranno proprio gli Starlink ad effettuare le manovre per prevenire eventuali collisioni in orbita. Questi satelliti viaggiano tra un’altezza di 280 km, al momento del rilascio, fino a raggiungere l’orbita finale a 550 km. In questa fasci orbitale si trovano moltissimi altri oggetti, soprattutto satelliti che hanno il compito di osservare e studiare la Terra.

In base a questo nuovo accordo, i satelliti della NASA manterranno la loro posizione, a meno di comunicazioni da parte di SpaceX. Gli Starlink dispongono infatti di strumenti adatti alle manovre anti collisione e possono cambiare orbita molto più facilmente rispetto a quanto accade con altri satelliti più grandi e spesso più vecchi. Inoltre, bisogna ricordare che nell’orbita terrestre bassa si trova anche la Stazione Spaziale Internazionale, situata a circa 400 km di altezza. Si tratta di una macchina estremamente complessa e le operazione per evitare le collisioni sono molto lunghe e difficoltose.
Per questa ragione si demanda a SpaceX il compito di effettuare tali manovre con i propri satelliti. Gli Starlink sono in grado di comunicare con il database del Dipartimento della Difesa americano, nel quale sono catalogati tutti gli oggetti presenti in orbita. In questo modo possono prevenire possibili collisioni in maniera del tutto autonoma. Già con i primi Starlink lanciati in orbita, SpaceX aveva dimostrato tale capacità. A settembre 2019, i primi 60 Starlink lanciati a maggio dello stesso anno, avevano già effettuato 16 manovre evasive in maniera del tutto autonoma.
L’accordo firmato tra NASA e SpaceX fa da apripista per la gestione delle future costellazioni in fase di sviluppo o già presenti in orbita. È essenziale la trasparenza dei dati orbitali e la comunicazione tra i vari enti, affinché non vi siano incidenti attorno al nostro pianeta. Una collisione in orbita potrebbe poi comprometterne l’utilizzo per tutti.
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