Dopo mesi di attesa, ecco partire il primo prototipo completo di Starship, il nuovo razzo sviluppato da SpaceX per portare l’uomo sulla Luna e su Marte. Denominato SN8 (Serial Number 8), ha dovuto superare molti test negli ultimi mesi prima di poter volare e raggiungere i 12.5 km di altezza. SpaceX con questo volo ha avuto modo di analizzare diversi elementi cruciali per il futuro del progetto. In primis l’utilizzo di tre motori Raptor e la stabilizzazione del rientro utilizzando le 4 ali.
Un rientro troppo veloce
Il rientro non è purtroppo riuscito, provocando un esplosione della Starship al momento dell’atterraggio. Starship è esplosa proprio nel momento in cui ha toccato il suolo anche se all’arrivo era praticamente ferma. E’ bene però notare che lo stesso Musk aveva precedentemente annunciato di stimare nel 30% la riuscita possibile dell’atterraggio.
Sempre da quanto detto da Musk poco fa, la Starship è esplosa per mancanza di potenza ai motori Raptor, che nonostante le apparenze non hanno rallentato abbastanza la Starship. La pressione sul serbatoio del metano più piccolo, posto al centro di Starship (il fuel Header Tank citato da Musk) era infatti troppo bassa e questo ha causato una diminuzione delle prestazioni dei raptor durante la fase di discesa.
Nel seguente video è ripresa la fase di discesa e il rientro esplosivo di Starship SN8.
L’analisi del volo
Prima della partenza, la Starship SN8 è stata rifornita con ossigeno e metano, entrambi allo stato liquido, utilizzati per alimentare i 3 Raptor. SN8 ha poi continuato la sua ascesa, raggiungendo circa 12.5 km di altezza. Arrivati a questa quota solo uno dei motori Raptor era ancora acceso, dato che il primo si è spento a circa 1/3 del volo. Non è ancora chiaro se questo fosse previsto, ma visto l’esito positivo di tutta la fase di volo e discesa, dovrebbe essere così.
Aggiornamento: Musk ha precisato infatti su twitter che lo spegnimento prima di un Raptor, poi anche del secondo nell’ultima fase di ascesa, era previsto.
Spenti i motori, la Starship si è posizionata parallela al terreno, utilizzando le 4 ali per mantenere l’assetto ed orientarsi verso la zona di rientro prestabilita. Musk paragonò tale manovra al volo dei paracadutisti, che utilizzano braccia e gambe per controllare la caduta. Starship ha poi iniziato la fase più complicata, quella in cui si è posizionata nuovamente verticale per il tentativo di atterraggio.

Gli obbiettivi da raggiungere
I traguardi da raggiungere con l’hop di SN8 erano molteplici e l’atterraggio finale era solamente uno di questi. Per la prima volta SpaceX ha utilizzato una Starship dotata di 3 motori, racchiusi in uno spazio ristretto, 9 metri di diametro. I banchi di prova utilizzati da SpaceX non permettono di testare l’interazione tra motori così ravvicinati e il solo funzionamento dei tre motori assieme è da considerare quindi un primo successo. I Raptor sono motori alimentati da ossigeno e metano, entrambi allo stato liquido, e solo quest’anno sono stati accesi per ben 330 volte, per una durata totale di 16.000 secondi durante i vari test.
I serbatoi
Un altro importante elemento da testare in condizioni reali era l’utilizzo dei diversi serbatoi. La Starship infatti è dotata di quattro serbatoi, due principali e due più piccoli, chiamati header tank. Questi ultimi sono di forma sferica e quello dell’ossigeno si trova nella punta del razzo. Il loro scopo è quello di alimentare i motori solamente per l’ultima accensione, quella dell’atterraggio. Per questo motivo hanno un volume pari solo al 2% di quelli principali.
A differenza di quanto avviene con i Falcon 9, Starship effettua un rientro completamente differente. Ciò è dovuto al fatto che il nuovo razzo dovrà rientrare da distanze maggiori rispetto ai pochi kilometri del booster. Starship quindi dovrà dissipare molta più energia e calore dovuti all’attrito dell’atmosfera. SpaceX con questo volo può quindi iniziare a studiare il comportamento della struttura, studio per cui anche la NASA ha firmato un contratto con SpaceX per la condivisione di questi risultati. Sul lato della Starship SN8 erano infatti attaccate alcune mattonelle, simili a quelle che formeranno lo scudo termico della Starship proprio per studiarne la tenuta meccanica.
Le ali
L’azienda aerospaziale californiana non aveva mai utilizzato prima delle ali mobili di questo tipo per controllare il volo di un razzo. Il loro design ha subito diverse modifiche nel corso dei vari mesi e non è detto che quelle utilizzate oggi siano la versione definitiva. Le ali inoltre sono azionate elettronicamente ed alimentate dai pacchi batteria usati sulle Tesla.

La fase finale, quella dell’atterraggio, sarà ciò su cui gli ingegneri dovranno lavorare maggiormente proprio in virtù del risultato di oggi. Come accaduto con i Falcon 9, quando furono necessarie diverse prove e razzi distrutti prima di ottenere dei successi, anche per Starship, un progetto molto più complesso e ambizioso, saranno necessari altri tentativi per perfezionare quest’ultima fase del volo.
Un po’ più vicini alla Luna e a Marte
Il volo della Starship SN8 rappresenta un importante passo avanti per il futuro dell’intero progetto. Sale a 4 il numero di prototipi che l’azienda di Musk è riuscita a far volare: Starhopper, SN5, SN6 ed ora SN8. Il percorso è ancora lungo e al cantiere attendono già i prossimi prototipi. SN9 è già completamente assemblata e SN10, SN11 e SN12 sono in fase di costruzione. Allo stesso tempo SpaceX ha già intrapreso la costruzione del booster che dovrà in futuro portare in orbita la Starship, il Super Heavy.
In questa galleria abbiamo raccolto alcune delle immagini più belle di questo emozionante volo:
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