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Abbiamo ora una nuova spiegazione dell’origine di Oumuamua

Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy la forma stranamente allungata di Oumuamua non è poi così strana per un viaggiatore interstellare

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Aprile 14, 2020
in Astronomia e astrofisica, Esplorazione spaziale, News, Scienza
Oumuamua

Illustrazione artistica della forma di Oumuamua. Credits: ESO/M. Kornmesser

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Vi ricordate di Oumuamua? Questo particolare nome significa “messaggero che è arrivato prima da molto lontano” in lingua hawaiana ed è così che è stato chiamato il primo oggetto interstellare mai osservato dall’uomo. Il 19 ottobre 2017 al Panoramic Survey Telescope e al Rapid Response System 1 delle Hawaii osservarono un oggetto che sembrava un’asteroide con una strana orbita. Studiandone i dati si è capito che Oumuamua arrivava dall’esterno del nostro sistema solare. Ora, su uno studio pubblicato su Nature Astronomy, viene anche spiegato come sia stato possibile che Oumuamua acquisisse la sua particolare forma.

Fino ad adesso si sono osservati solo due oggetti provenienti dall’esterno del nostro sistema solare (il secondo è la cometa Borisov del 2019). La grande sorpresa di Oumuamua non fu però la sua origine ma piuttosto la sua forma e composizione. Si pensava infatti che un corpo proveniente dall’esterno del sistema solare dovesse quasi sicuramente essere una cometa. L’origine di corpi da altri sistemi si pensava fosse dovuta principalmente a comete orbitanti nelle zone esterne del sistema (come la nostra nube di Oort, nella zona esterna del nostro sistema) che in un modo o nell’altro riuscivano a sfuggire al vincolo della loro stella. Questo primo viaggiatore interstellare presenta invece una forma allungata ed è completamente roccioso, al contrario delle comete.

Questi dubbi sulla sua forma e composizione hanno fatto ipotizzare più di qualche scienziato che Oumuamua fosse di origine artificiale e quindi aliena. La mancanza di qualsiasi forma di onda radio da lui proveniente ne hanno fatto però scartare l’ipotesi.

Yun Zhang dell’Accademia cinese delle scienze e da Douglas Lin dell’Università della California hanno pubblicato un nuovo studio in cui viene spiegato come sotto la forza di marea di stelle o grandi pianeti possano originarsi oggetti con una forma così particolare.

Oumuamua
Illustrazione della formazione di oggetti come Oumuamua sotto l’azione delle forze di marea di una stella: Credit: NAOC/Y. Zhang

Le forze di marea

Le forze di marea sono una conseguenza della forza gravitazionale. Supponiamo che un corpo subisca una forza gravitazionale di un altro corpo. Se il primo ha delle dimensioni non indifferenti, una sua parte sarà più distante di un’altra dall’origine dell’attrazione gravitazionale. Questo suo lato più distante subirà una forza gravitazionale più bassa del lato più vicino. Questa differenza di forze tende a distorcere la forma dell’oggetto senza però variarne il volume.

“Abbiamo dimostrato che ‘oggetti interstellari simili a Oumuamua possono essere prodotti attraverso un’ampia frammentazione dovuta alle forze di marea, durante gli incontri ravvicinati fra corpi rocciosi con le loro stelle. Da queste frammentazioni sono originati dei nuovi oggetti che poi sono espulsi nello spazio interstellare”.

Con queste parole Lin, professore emerito di astronomia e astrofisica presso l’Università della California, ha descritto l’origine di oggetti come Oumuamua. Lin ha effettuate delle simulazioni di questo tipo di scontri, col risultato di ottenere questo tipo di viaggiatori interstellari. “La forma allungata è più probabile considerando la variazione della resistenza del materiale durante l’incontro con la stella. Il rapporto tra asse lungo e asse corto può essere persino maggiore di dieci a uno“, ha detto Zhang.

La modellizzazione dei due scienziati ha anche dimostrato come questi frammenti siano in grado di generare una crosta rocciosa in grado di mantenere la loro forma e stabilità. Esattamente il contrario di quanto accade con una comete che ogni volta che si scalda scioglie parte del suo ghiaccio superficiale.

Non un caso isolato

Secondo queste simulazioni oggetti simili ad Oumuamua potrebbero originarsi a centinaia di migliaia per ogni sistema solare. Lo spazio interstellare potrebbe essere quindi pieno di questo tipo di viaggiatori. Da quest’ultima affermazione emerge anche un’altra importante conseguenza. Dato che la frammentazione per forze di marea solitamente si origina in corpi particolarmente vicini alle stelle, questi oggetti che poi viaggiano per il cosmo potrebbero anche trasportare molecole organiche.

Secondo la teoria della Panspermia alcune molecole biologiche all’origine della vita sono state portate sulla Terra da un asteroide. L’origine della vita da un corpo interstellare potrebbe esserne una variante molto interessante e anche non poco romantica.

Secondo Lin, “Oumuamua è solo la punta dell’iceberg. Prevediamo che molti più visitatori interstellari con tratti simili saranno scoperti dalle osservazioni future, in particolare appena diverrà operativo il prossimo Osservatorio Vera C. Rubin.”

Fonte. 

Tags: AsteroideasteroidiCometeOumuamuaViaggiatore interstellare

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