Nella notte fra il 9 e il 10 gennaio, Virgin Orbit ha eseguito il primo lancio orbitale mai tentato dal suolo dell’isola inglese. La missione si è svolta con il sistema di lancio dell’azienda, formato da un Boeing 747 che trasporta un piccolo vettore a propellente liquido, rilasciato dall’aereo a circa 10 km di quota. Il vettore si accende pochi secondi dopo il rilascio, e punta al raggiungimento dell’orbita. La missione è purtroppo fallita in quanto una anomalia ancora non meglio precisata al secondo stadio del razzo, non ha permesso di raggiungere l’orbita prevista.
Il lancio è stato eseguito correttamente nella sua prima parte, tanto che il payload e il secondo stadio del razzo hanno formalmente raggiunto lo spazio. Alcune ore dopo la partenza però, Virgin Orbit ha confermato che l’accensione del secondo stadio non è stata eseguita correttamente. Ancora non si hanno informazioni più precise sull’origine dell’anomalia, oltre che sulla sorte dei satelliti. Probabilmente si sono immessi (con il secondo stadio) in un’orbita anomala, che porterà al rientro in atmosfera a breve.
Il piccolo razzo di Virgin Orbit, chiamato Launcher One, è in grado di trasportare un massimo di 500 kg in orbita terrestre bassa, con un costo stimato in poco più di 10 milioni di dollari per lancio. Il primo stadio del razzo è spinto da un motore chiamato NewtonThree ed è alimentato da Kerosene ed ossigeno liquido, mentre il motore del secondo stadio è chiamato NewtonFour.
https://twitter.com/VirginOrbit/status/1612596582926659586?s=20&t=exMhPa761NVVf8N9isUkog
L’importanza della missione Start Me Up
La missione di Virgin Orbit ha comunque rappresentato un primato importante, in quanto è il primo tentativo di lancio orbitale dal suolo inglese. Tutta la prima parte di volo è stata eseguita correttamente, in particolare la parte svolta dal Boeing 747 e l’organizzazione del volo.
Per l’Agenzia Spaziale Inglese si tratta di un progresso importante, che porta in Inghilterra un progresso del settore spaziale importante e lo sviluppo dello Spaceport Cornwall, che solo fino a qualche anno fa era una semplice pista in cemento di aeroporto commerciale. Attualmente Virgin Orbit ha completato cinque missioni, e questo è il primo fallimento nel consegnare i satelliti nell’orbita finale. Dan Hart, CEO di Virgin Orbit, ha dichiarato:
“Sebbene siamo molto orgogliosi dei molti risultati ottenuti con successo nell’ambito di questa missione, siamo consapevoli di non essere riusciti a fornire ai nostri clienti il servizio di lancio che meritano. La natura di prima volta di questa missione ha aggiunto livelli di complessità che il nostro team ha gestito con professionalità; tuttavia, alla fine un guasto tecnico sembra averci impedito di consegnare l’orbita finale. Lavoreremo instancabilmente per comprendere la natura del guasto, intraprendere azioni correttive e tornare in orbita non appena avremo completato un’indagine completa e un processo di garanzia della missione.”
A bordo del vettore erano presenti nove satelliti. Il carico principale era composto dai due cubesat Prometheus 2, gestiti dal Ministero della Difesa del Regno Unito. Gli altri satelliti erano:
AMAN – cubesat dimostrativo per l’osservazione della Terra
CIRCE – cubesat dimostrativo per lo studio della Ionosfera
DOVER – cubesat dimostrativo per una tecnologia di navigazione, costruito dall’azienda inglese RHEA Group.
ForgeStar-0 – un satellite per il test di tecnologie di rientro dallo spazio
IOD-3 AMBER – un cubesat per la dimostrazione di tencologie per il controllo marittimo, il primo di una futura costellazione di 20.
STORK-6 – cubesat polacco della SatRev Stork.
Il comunicato di Virgin Orbit si può leggere qui.
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