Leggere lo spazio
| On 4 anni ago

Fare Spazio – I miei anni all’Agenzia Spaziale Italiana

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Fare spazio. Pulire, riordinare, allargare, riorganizzare e rinnovare. Lanciare satelliti, finanziare progetti, cooperare con altre agenzie spaziali, coordinare gli sforzi e supportare le aziende del territorio. Questi i ruoli di ogni presidente di agenzia spaziale. Questi sono stati i compiti di Roberto Battiston, già professore di fisica all’Università di Trento. Battiston è stato presidente per quattro anni, dal 2014 al 2018, dopo i quali, nel 2019, ha scritto questo testo ancora attualissimo.

Fare spazio – I miei anni all’agenzia spaziale italiana” è un libro politico. Politico nel senso più ampio e nobile che si possa intendere, senza tuttavia privarsi del piacere di lanciare qualche stoccata propria da agorà. Battiston inizia il testo parlando di come è stato rimosso dall’incarico, cioè tramite lo spoils system, una procedura che permette ad un governo di revocare alcune nomine fatte nel semestre finale del governo precedente. L’applicazione di questa procedura è tuttavia argomento di dibattito giuridico: quella del presidente dell’ASI, in quanto ente di ricerca, non è una nomina diretta bensì una selezione sulla base di un concorso pubblico a chiamata internazionale. Di fatto, secondo Battiston e per stessa ammissione del ex-Ministro Bussetti, l’ASI si trattava di una semplice “casella da sistemare”.

Tuttavia, l’autore non si lascia imbrigliare dalla giusta amarezza che permea le prime pagine, non si lascia trascinare nella polemica facile, bensì preferisce ripartire da capo, dal 2014, e piano piano, raccontare tramite aneddoti e considerazioni ciò che ingegneri e scienziati dell’ASI hanno portato a termine sotto la sua presidenza per far evolvere il “fare spazio” italiano. Certo, definire lo spazio come “italiano” può sembrare un vanaglorioso nazionalismo, ma non è che un espediente per parlare di come l’Italia contribuisce allo sviluppo europeo e umano oltre l’atmosfera; un contributo per niente trascurabile, come si scopre leggendo il libro.

In effetti, però, cosa fa l’Italia per lo spazio? Non è un argomento centralissimo nel dibattito pubblico, bisogna ammetterlo; non è coperto dai media quanto sono altre tematiche. Battiston, quindi, decide di raccontare brevemente la storia dell’esplorazione spaziale italiana degli ultimi sessant’anni, dedicando alcune pagine a far conoscere al lettore il percorso che ci ha condotti qui. La storia parte dalla prima base di lancio a Malindi, Kenya: infatti siamo stati la terza nazione dopo USA e URSS a lanciare un satellite tutto nostro nel 1967, un successo davvero riguardevole. Si parla dei nostri contributi nella cooperazione europea dove siamo stati parte integrante delle missioni ESA più rivoluzionarie, una su tutte la sonda Rosetta. 

Dall’Italia, l’autore allarga il campo, riempiendo il libro, parlando di space diplomacy, New Space Economy, ministeriali ESA, astronauti e della relazione spazio-società. Si tratta quindi di Politica vera, quella con la P maiuscola.

L’autore arriva fino al giorno d’oggi, quando AVIO ha acquisito così tanta stabilità da poter essere quotata in borsa. Un’azienda di lanciatori! In borsa! Un’attività rischiosissima per gli investitori e speculatori mondiali… eppure, si sono fidati dell’industria italiana. Vengono dedicate anche diverse pagine ai protagonisti umani di questa storia. Sono volti noti, grazie alla meritata alta esposizione mediatica, Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano e Paolo Nespoli; ma quanti italiani sanno chi sono stati Giuseppe “Bepi” Colombo o Luigi Broglio e quanto hanno fatto per la nascita di uno “spazio italiano”? Una domanda che magari non ci si era mai posti, ma a cui Battiston risponde egregiamente. Dall’Italia, l’autore allarga il campo, riempiendo il libro, parlando di space diplomacy, New Space Economy, ministeriali ESA, astronauti e della relazione spazio-società. Si tratta quindi di Politica vera, quella con la P maiuscola. 

La Politica che si occupa di informare il cittadino, di dargli gli strumenti necessari per poter comprendere perché è necessario avere un’agenzia spaziale all’avanguardia e del perché è importante partecipare alle ministeriali ESA dove vengono appaltati i progetti per lo spazio europeo che occuperanno le agenzie vincitrici e gli enti di ricerca per gli anni a venire. In quest’ottica, Battiston prova a fornire al lettore una consapevolezza sullo stato attuale delle cose: sui progetti su cui stiamo investendo, sui posti di lavoro creati dall’ASI, sui traguardi raggiunti, sul rispetto internazionale che l’istituzione e lo Stato si sono guadagnati nel corso degli anni. In 250 pagine, l’autore si fa esponente, con la sua esperienza, di una Politica priva di giochi di potere e che nelle sue scelte dà la priorità “all’ingegno dello scienziato” piuttosto che “alla fama sui social o al denaro”. Una Politica spesso ignorata in Italia e nel mondo e purtroppo riabilitata, in parte, negli ultimi tempi solo dalla drammatica situazione pandemica.

“Fare spazio” è un’opera profondamente divulgativa, profondamente politica e profondamente schierata a favore della scienza, della crescita, della condivisione di visioni, di valori e di obiettivi. “Fare spazio” risulta essere un libro ricco di spunti, critico e propositivo che puntualmente scopre qualche punto debole nel nostro modo di pensare la politica spaziale e quotidiana. Questo libro permette una riflessione sul nostro modo di approcciarci ai temi scientifici e sulla nostra capacità di informarci per capire cos’è meglio fare e cos’è meglio scegliere, anche, sottolinea sagacemente l’autore, in cabina elettorale.

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