La startup statunitense Inversion ha presentato Arc, un veicolo spaziale progettato per rientrare dall’orbita e consegnare carichi ovunque sulla Terra in meno di sessanta minuti dal momento del lancio. L’obiettivo dichiarato è creare una nuova infrastruttura logistica basata sullo spazio, con applicazioni immediate nel settore della difesa e, in prospettiva, anche in quello commerciale.
“La nostra missione nominale è preposizionare gli Arc in orbita e farli rimanere lì per un massimo di cinque anni, in modo che possano essere richiamati e poi atterrare autonomamente ovunque e in qualsiasi momento siano necessari, potendo portare il loro carico o i loro effetti personali nella posizione desiderata in meno di un’ora”, ha affermato Justin Fiaschetti, co-fondatore e amministratore delegato di Inversion, in un’intervista con il giornale Arstechnica.
Arc è un veicolo con un vano di carico modulare, in grado di trasportare materiali critici e rilasciarli in ambienti privi di infrastrutture o difficili da raggiungere. Dopo il rilascio da un’orbita bassa terrestre, il veicolo affronta il rientro atmosferico in regime ipersonico, rallenta e atterra autonomamente con un sistema di paracadute guidato. Quest’ultimo è dotato di controllo attivo per manovrare e ridurre al minimo l’errore di atterraggio, una capacità ancora in fase di sviluppo in diversi programmi internazionali.
Oltre alla logistica, Arc è pensato anche come piattaforma per test ipersonici. Negli ultimi anni il settore sta crescendo con iniziative come il veicolo Talon-A di Stratolaunch, che ha già completato voli dimostrativi a Mach 5, e con i programmi di protezione termica gonfiabile testati dalla NASA con la missione LOFTID.
Il piano di questa startup è sicuramente ambizioso, e pensato per incontrare le richieste prima di tutto della Space Force americana. La domanda in questo caso, è prima di tutto militare, e quindi non soggetta a regole di mercato standard.
Non sarà l’unico trasportatore spaziale
Inversion non è infatti l’unica azienda che sta lavorando a un trasportatore spaziale di questo tipo, anche se è sicuramente una delle prime, se non addirittura l’unica, che lo vuole fare puntando prima di tutto sull’applicazione del point-to-point. Sempre negli Stati Uniti, l’azienda Varda ha già costruito e lanciato diverse capsule per esperimenti in orbita, che poi ritornano a Terra trasportandone i risultati. L’azienda Intuitive Machines ha già annunciato di lavorare a un mezzo simile ad Arc per svolgere esperimenti in orbita oltre che per raggiungere lo spazio cislunare.

In Europa stanno lavorando a mezzi simile anche le aziende Space Cargo Unlimited, e ovviamente anche l’ESA, che nel 2027 punta al primo lancio dello Space Rider. Questi sono appunto mezzi progettati per rimanere giorni e settimane in orbita, prima di riportare esperimenti e materiali prodotti nello spazio a Terra. Finora infatti l’applicazione di point-to-point è sempre stata una conseguenza studiata e ipotizzata per queste tecnologie, soprattutto per applicazioni militari.
Un altro grande player in questo settore sarà Starship. SpaceX è già stata finanziata dalla Space Force americana per studi preliminari sull’uso di Starship come mezzo per il trasporto di cargo da un punto all’altro del globo passando per lo spazio. Per Starship sarà sicuramente una conseguenza, una delle tante applicazioni del mezzo spaziale di SpaceX, ma date le sue dimensioni, potrebbe comunque rappresentare un servizio in grado di raccogliere grand parte di questo mercato.










