La cancellazione del razzo SLS, il vettore che la NASA ha iniziato a costruire nel 2011 per raggiungere la Luna, viene additato da molti mesi come il principale taglio (nel settore spaziale) che la nuova amministrazione Trump potrebbe fare. Se ne discute da molte settimane, fin da quando è diventato chiaro quanta influenza Musk abbia sulle nuove dinamiche di spesa pubblica in USA.
Il 7 gennaio, il Vicepresidente di Boeing e responsabile del programma SLS David Dutcher, ha tenuto una videochiamata interna per i circa 800 dipendenti impegnati nel programma. In questa chiamata li ha avvisati che presto potrebbero essere licenziati, dopo la cancellazione del programma. Secondo le fonti del sito Arstechnica, la chiamata è durata 6 minuti. Non c’è stata la possibilità di fare domande, e Dutcher è stato definito come “freddo e distaccato”.
La chiamata è stata svolta per rispettare il Worker Adjustment and Retraining Notification (o WARN) Act, una legge che impone alle aziende con più di 100 dipendenti di avvisare con almeno 60 giorni di anticipo nel caso vengano cancellati o chiusi grossi stabilimenti, e di conseguenza licenziati molti dipendenti.
In una dichiarazione ufficiale, Boeing ha dichiarato che almeno 400 persone potrebbero essere licenziate nel caso di cancellazione di SLS. Le altre potrebbero essere invece riallocate. Boeing non è però l’unica azienda impegnata in SLS. I booster laterali a propellente solido sono costruiti da Northrop Grumman.
Nell’avviso ai dipendenti David Dutcher ha citato la possibilità che i contratti in essere con la NASA non vengano rinnovati a marzo, portando alla cancellazione del programma SLS. Questa data coincide con la pubblicazione della proposta di budget per il 2026 del Governo. Questa proposta di budget dovrà poi essere seguita da proposte più precise e che verranno discusse dal Congresso, ma non nelle priorità di massima, che invece ci si aspetta saranno il soggetto della proposta di marzo.
E dopo SLS?
Sempre secondo il sito Arstechnica, ci sono ampie e animate discussioni a Washington sulla cancellazione di SLS. Diversi dirigenti NASA, tra cui l’amministratore NASA attuale Janet Petro (fino all’arrivo di Jared Isaacman), stanno cercando di convincere l’amministrazione a tenere SLS per Artemis II e Artemis III.

Dall’altra parte viene detto che tenerlo per queste prime missioni rallenterebbe lo sviluppo di soluzioni alternative. Questo potrebbe provocare una pausa prolungata del programma Artemis dopo la missione numero 3.
Attualmente un lancio di SLS costa circa 2 miliardi di dollari. La NASA ha inoltre speso circa 3 miliardi di dollari all’anno per finanziarne lo sviluppo, fin dal 2011. Si tratta di cifre completamente fuori scala rispetto alla controparte commerciale, che a ora è costituita dai razzi Falcon Heavy e New Glenn di Blue Origin.
Entrambi questi razzi è comunque già previsto che verranno utilizzati per la Luna, per lanciare lander, moduli del Gateway e altri payload di supporto. L’alternativa di lungo termine a SLS è ovviamente Starship, ma per molti osservatori il nuovo razzo di SpaceX è in una fase troppo preliminare per sostituire SLS già da subito.