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21 anni dall’arrivo su Marte del rover Opportunity, gemello di Spirit

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Gennaio 24, 2025
in Agenzie Spaziali, Approfondimento, Esplorazione spaziale, NASA, Scienza, Sistema solare
Immagine catturata da Opportunity in cui si vede la sua stessa ombra, il 26 luglio 2004 o 180° Sol della missione. Credits: NASA/JPL-Caltech

Immagine catturata da Opportunity in cui si vede la sua stessa ombra, il 26 luglio 2004 o 180° Sol della missione. Credits: NASA/JPL-Caltech

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Il 24 gennaio 2004, il rover Opportunity della NASA atterrava su Marte, segnando l’inizio di una delle missioni più durature e significative nella storia dell’esplorazione planetaria. L’arrivo del rover avvenne nella regione di Meridiani Planum, solo tre settimane dopo quello del rover gemello Spirit nel cratere Gusev.

Entrambi i rover facevano parte della missione Mars Exploration Rover (MER), progettata con l’obiettivo principale di indagare la presenza di acqua passata sul pianeta e raccogliere dati sulla sua geologia.

Inizialmente programmati per una durata operativa di 90 giorni marziani (Sol), Spirit e Opportunity si sono rivelati incredibilmente resistenti. Mentre Spirit ha operato fino al 2010, Opportunity ha continuato a inviare dati fino al 2018, stabilendo un record di longevità e di distanza percorsa su un altro pianeta. Questi risultati hanno dimostrato non solo il successo della missione, ma anche le potenzialità tecnologiche che avrebbero alimentato le esplorazioni successive.

L’arrivo su Marte

Spirit e Opportunity furono lanciati a qualche settimana di distanza, rispettivamente il 10 giugno e il 7 luglio 2003, utilizzando un Boeing Delta II 7925-9.5 dal Launch Complex 17 di Cape Canaveral (il primo sul pad 17A, il secondo sul 17B). Entrambi avevano una massa di circa 185 kg e un design identico, ma furono inviati verso due siti di atterraggio distinti per massimizzare le possibilità di scoperte scientifiche complementari.

Spirit arrivò per primo su Marte, il 4 gennaio 2004, atterrando all’interno del cratere Gusev, una regione scelta per la possibile presenza di un antico lago. Opportunity seguì il 24 gennaio, toccando il suolo di Meridiani Planum, una pianura caratterizzata dalla presenza rilevata dall’orbita di ematite, un minerale spesso associato all’acqua.

Il sistema di atterraggio rappresentò una delle innovazioni principali della missione. Dopo una complessa sequenza di manovre per l’ingresso, discesa e atterraggio, entrambi i rover utilizzarono una combinazione di paracadute, retrorazzi e airbag per rallentare e proteggere l’impatto finale con il suolo marziano. Una volta a terra, gli airbag si sgonfiarono e i rover aprirono i loro pannelli solari per iniziare le operazioni scientifiche.

Opportunity riuscì a toccare il suolo con una precisione notevole, finendo all’interno di un piccolo cratere, oggi noto come Eagle Crater. Questo posizionamento iniziale permise al rover di analizzare fin da subito rocce esposte e di scoprire i primi indizi di un passato marziano ricco d’acqua.

Autoritratto di Opportunity su Marte, nel febbraio 2018. Credits: NASA/JPL-Caltech
Autoritratto di Opportunity su Marte, nel febbraio 2018. Credits: NASA/JPL-Caltech

La missione di Opportunity sul Pianeta Rosso

Durante i suoi 14 anni di operazioni, Opportunity percorse quasi 43 km sulla superficie di Marte, stabilendo un record imbattuto per un rover planetario. Tra le sue scoperte più significative ci fu la rilevazione di prove geologiche della presenza di acqua liquida nel passato marziano. La sua analisi delle rocce sedimentarie a Meridiani Planum confermò che la regione era stata un tempo sommersa da un ambiente acquoso.

Opportunity esplorò diversi crateri durante la sua missione, tra cui Victoria e Endeavour, dove scoprì ulteriori prove della complessa storia idrologica del pianeta. Uno degli ultimi contributi scientifici del rover fu la scoperta di composti argillosi, che suggerivano condizioni meno acide e più favorevoli alla vita rispetto a quelle studiate in precedenza.

La missione di Opportunity non è stata importante solo dal punto di vista scientifico, ma anche per la validazione di tecnologie che sarebbero state utilizzate nelle missioni successive. E i dati raccolti hanno contribuito a definire nuove domande sulla storia di Marte, molte delle quali sono oggi al centro delle missioni attuali.

Mosaico a colori che mostra il cratere Fram in Meridiani Planum su Marte, ottenuto con la camera panoramica del rover Opportunity il 23 aprile 2004. Credits: NASA/ASU/Cornell
Mosaico a colori che mostra il cratere Fram in Meridiani Planum su Marte, ottenuto con la camera panoramica del rover Opportunity il 23 aprile 2004. Credits: NASA/ASU/Cornell

Da Opportunity a Perseverance

Le missioni di Spirit e Opportunity hanno rappresentato un punto di svolta nell’esplorazione robotica di Marte, ma è stato il loro successo ingegneristico a gettare le basi per i rover successivi. Entrambi i rover utilizzavano una piattaforma a sei ruote progettata per superare terreni accidentati, una caratteristica che è stata ulteriormente affinata con i successivi Curiosity e Perseverance. Questi ultimi hanno introdotto ruote più resistenti e sistemi di sospensione migliorati per affrontare superfici ancora più complesse, come le aspre rocce e le forti pendenze del cratere Jezero per Perseverance.

Dal punto di vista dell’atterraggio, la tecnica degli airbag utilizzata da Spirit e Opportunity è stata abbandonata in favore dello skycrane, un sistema introdotto con Curiosity nel 2012 e perfezionato con Perseverance nel 2021.

Sul fronte scientifico, gli strumenti di Spirit e Opportunity, come gli spettrometri e le telecamere panoramiche, hanno fatto da precursori a strumenti più avanzati come il ChemCam di Curiosity e il SuperCam di Perseverance, in grado di analizzare la composizione chimica delle rocce a distanza. Inoltre, Perseverance ha introdotto un trapano per la raccolta di campioni destinati al ritorno sulla Terra, un obiettivo reso possibile dai dati operativi e dalle metodologie sviluppate durante le missioni MER.

Un’altra innovazione significativa è stata l’integrazione del volo atmosferico con Ingenuity, il piccolo elicottero marziano che ha accompagnato Perseverance. Sebbene non direttamente derivato dalle missioni di Opportunity, il successo di Ingenuity dimostra come la visione ingegneristica delle prime missioni continui a influenzare il design e le ambizioni delle esplorazioni robotiche su Marte.

Il futuro dell’esplorazione marziana

L’esplorazione di Marte ora prosegue con Perseverance, che ha recentemente completato la risalita del bordo del cratere Jezero, aggiungendo dati fondamentali sulla stratigrafia e l’evoluzione idrologica della regione. Il rover rimane al centro della fase attuale dell’esplorazione marziana, con l’obiettivo di raccogliere campioni del suolo e di conservarli in contenitori sigillati.

Questi campioni sono destinati al programma Mars Sample Return (MSR), una missione ambiziosa che dovrebbe riportarli sulla Terra per un’analisi dettagliata. Tuttavia, al momento, il programma non ha ancora una configurazione definitiva. A gennaio 2025 la NASA ha selezionato due possibili opzioni per una nuova architettura, che abbassi i costi e la complessità del progetto, ma ha rimandato al 2026 la decisione finale.

Il piccolo elicottero Ingenuity ha intanto dimostrato la fattibilità del volo atmosferico su Marte, con oltre 70 voli completati prima della fine della sua missione il 25 gennaio 2024. I successori di Ingenuity, attualmente in fase di studio, potrebbero essere utilizzati per esplorare aree inaccessibili ai rover, espandendo significativamente la capacità di analisi scientifica del pianeta.

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