Dalla base militare di Vandenberg, in California, alle 19:49 italiane è partito un Falcon 9 di SpaceX con a bordo 131 satelliti, realizzati da diverse aziende. La missione, classificata come Transporter-12, fa parte del programma Rideshare di SpaceX, che permette a diversi enti di condividere lo stesso vettore, riducendo così i costi di lancio.
Per l’azienda di Elon Musk si tratta della quattordicesima missione di questo programma, avviato a gennaio 2021. Trattandosi di un lancio Transporter, i satelliti a bordo vengono rilasciati su un’orbita eliosincrona, molto sfruttata per l’osservazione della Terra. I satelliti su questa orbita, infatti, sorvolano un determinato punto sempre alla stessa ora, permettendo così di monitorare in modo preciso i cambiamenti.
SpaceX offre anche un’altra tipologia di missione Rideshare, chiamata Bandwagon, che consente di raggiungere orbite più inclinate.
Per il trasporto dei satelliti nello spazio, SpaceX ha riutilizzato il primo stadio con numero di serie B1088, che ha così volato per la seconda volta. Una volta separatosi dal secondo stadio, il B1088 ha fatto ritorno direttamente sulla terraferma, alla Landing Zone 4, poco distante dal pad di lancio.
Il primo satellite con GPU NVIDIA per l’IA
A bordo della missione Transporter-12 era anche presente il satellite Pelican 2, dell’azienda Planet Labs. Si tratta del primo satellite della costellazione Pelican dell’azienda. Planet si occupa di osservazione della Terra a scopo commerciale, e lo fa con satelliti già in orbita, principalmente quelli della costellazione SuperDove. A bordo di questo Falcon 9 erano presenti anche 36 nuovi SuperDove.
Pelican-2 rappresenta un passo avanti importante nella capacità di Planet di fornire dati ad alta risoluzione e in tempi rapidi. Si tratta di un satellite equipaggiato con la piattaforma NVIDIA Jetson per l’elaborazione dei dati a bordo, una tecnologia sviluppata da NVIDIA specificamente per l’uso dell’intelligenza artificiale. Pelican-2 può realizzare foto della superficie con una risoluzione spaziale fino a 40 cm e convertire questi dati in analisi quasi in tempo reale. Questo lo rende ideale per applicazioni critiche come il monitoraggio dell’agricoltura, la risposta ai disastri e la classificazione della vegetazione.

L’Italia a bordo del Falcon 9
Il Falcon 9 ha permesso l’arrivo in orbita anche di un satellite dell’azienda italiana Argotec, probabilmente un satellite necessario per lo sviluppo della futura costellazione IRIDE, dato che era identificato dalla sigla HEO-01. Argotec non ha però confermato lo scopo di questo satellite. I satelliti HEO serviranno per lo sviluppo della costellazione chiamata da Argotec HAWK for Earth Observations.
Aggiornamento: L’Agenzia Spaziale Italiana ha confermato la natura di questo satellite. Chiamato Pathfinder, è il primo dimostratore della costellazione HAWK for Earth Observations, costruita da Argotec e parte della rete IRIDE. Il satellite è stato rilasciato a 590 km di quota ed è gestito dal centro di controllo missione di Argotec.
Un’altra azienda italiana ha preso parte alla missione Transporter-12: D-Orbit, che partecipa con due suoi ION e con diversi sistemi per il rilascio dei satelliti. Gli ION sono veicoli per il trasferimento orbitale, cioè in grado di rilasciare satelliti su un’orbita ben specifica. Tramite appositi sistemi di rilascio, D-Orbit ha dispiegato anche diversi CubeSats direttamente dal supporto montato sul secondo stadio. Tra i satelliti rilasciati da D-Orbit vi sono quattro Connecta IoT dell’azienda turca Plan-S, che sta realizzando una costellazione per l’Internet of Things.
D-Orbit ha affidato il rilascio di uno dei due ION a un’altra azienda italiana, Impulso.Space, nata a Padova nel 2019. Nel 2024, l’azienda ha aperto anche una nuova struttura in Florida, a circa 30 minuti da Cape Canaveral, per meglio gestire le operazioni di integrazione dei satelliti. A novembre dello scorso anno, D-Orbit ha siglato un accordo con Impulso.Space per usufruire proprio dei servizi dell’azienda.
Gli altri satelliti a bordo di Transporter 12
A bordo di Transporter 12 erano presenti altri satelliti, fra questi anche una nuova capsula di Varda di Space, un’azienda americana che costruisce queste capsule per poter eseguire esperimenti principalmente in ambito farmaceutico, nello spazio. Le capsule di Varda sono costruire su un bus di Rocket Lab e sono capaci di rientrare dallo spazio. Questo permette di poter recuperare la capsula e di conseguenza l’esperimento al suo interno.
Questa capsula di Varda è chiamata W-2 e trasporta un esperimento per la misurazione del rientro in atmosfera. In particolare, è stato montato il sensore OSPREE, il primo a misurare in situ il plasma di rientro oltre Mach 15, sviluppato in collaborazione con il Air Force Research Laboratory (AFRL).
Era presente anche un satellite per le telecomunicazioni della Turchia, chiamato FGN-100-d1. A bordo del Falcon 9 c’era anche il MBZ-SAT, un satellite da 750 kg interamente progettato e costruito negli Emirati Arabi Uniti dal Mohammed Bin Rashid Space Centre. Questo satellite è il più avanzato mai sviluppato in un Paese arabo, per l’osservazione della Terra. Essendo uno dei satelliti più grandi, era posizionato in cima, sopra tutti gli altri.