Tra le 8:08 e le 8:34 italiane del 29 dicembre 2024, il Sole ha emesso un potente brillamento di classe X1.1 dalla regione attiva AR3936. La classe X è la massima nella scala che utilizziamo per descrivere l’intensità dei brillamenti solari. L’evento ha seguito una serie di altri brillamenti di classe M, più lieve, provenienti per lo più da AR3936. Poi, alle 5:14 italiane di oggi, 30 dicembre, ha raggiunto il picco un altro brillamento intenso, classificato come X1.5.
La raffica di brillamenti di classe M e i due brillamenti di classe X sono stati associati a diverse espulsioni di massa coronale (CME, Coronal Mass Ejection), in cui gas o plasma caldi provenienti dall’atmosfera esterna del Sole vengono scagliati verso l’esterno nello spazio. Queste particelle energetiche possono causare tempeste geomagnetiche quando incontrano il campo geomagnetico della Terra.
La modellazione delle CME associate ai brillamenti solari di classe X ha indicato che avrebbero mancato la Terra, ma una CME associata a un brillamento solare M2.0 sembra essere diretta verso la Terra, con un possibile arrivo nelle prime ore del 31 dicembre.
Per questo, lo Space Weather Prediction Center (SWPC) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha avvisato per una possibile tempesta geomagnetica prevista per il 31 dicembre, di classe G3 (in una scala da 1 a 5, dove G5 è la massima).
A G3 (Strong) geomagnetic storm watch is in place for 31 Dec due to the anticipated arrival of a CME that left the Sun early on 29 Dec. Visit https://t.co/7oONDfcre3 for updates and further details. pic.twitter.com/j3uNU2BvXo
— NOAA Space Weather Prediction Center (@NWSSWPC) December 29, 2024
Tempesta geomagnetica in arrivo: cosa vuol dire?
Una tempesta geomagnetica è una perturbazione del campo magnetico terrestre causata dall’interazione tra il vento solare, spesso associato a CME, e la magnetosfera terrestre. Perché si verifichi, è necessaria una CME o un forte flusso di vento solare diretto verso la Terra con un campo magnetico orientato in modo opposto al campo terrestre (polarità sud).
Queste condizioni possono causare disturbi alle comunicazioni radio, alle reti elettriche e all’orbita dei satelliti, oltre a generare aurore polari visibili anche a basse latitudini, come accaduto già qualche mese fa.
La regione AR3936, in cui sono stati prodotti la serie di brillamenti tra il 29 e il 30 dicembre, ha una configurazione magnetica “beta-delta”, che la rende in grado di produrre eruzioni particolarmente intense sulla superficie del Sole. La sua posizione attuale favorisce ancora le CME dirette verso la Terra, ma le probabilità stanno diminuendo man mano che continua a ruotare verso ovest.

Intanto, si prevede che l’attività solare rimarrà elevata nei prossimi giorni, con il 70-75% di brillamenti di classe M e il 20-25% di brillamenti di classe X. Lo SWPC ha previsto una forte tempesta geomagnetica il 31 dicembre con condizioni geomagnetiche G2, e possibilità di condizioni geomagnetiche G3.
Si prevede che questa attività geomagnetica continui fino all’1 gennaio, con la possibilità di altri due arrivi di CME l’1 gennaio, che contribuirebbero all’aumento dell’attività geomagnetica.
Un 2025 molto intenso per il Sole
A ottobre 2024 il Sole ha raggiunto il culmine del suo ciclo di attività di 11 anni, noto come massimo solare. Questo periodo è caratterizzato da un aumento significativo delle macchie solari, dei brillamenti solari e delle espulsioni di massa coronale. Tali fenomeni possono influenzare la Terra in vari modi, tra cui l’intensificazione delle aurore boreali e australi, che potrebbero essere visibili a latitudini più basse del consueto.
Si prevede che il massimo solare prosegua per tutto il 2025, con conseguenti aumenti degli eventi solari come quello che stiamo vivendo in questi giorni. Il 2025 sarà quindi un anno di intensa attività solare, con una maggiore probabilità di tempeste geomagnetiche causate dall’interazione tra il vento solare e la magnetosfera terrestre.
Questi eventi potrebbero comportare interruzioni nei sistemi di comunicazione satellitare, nei GPS e nelle reti elettriche, oltre a influenzare il funzionamento dei satelliti in orbita. La comunità scientifica e le agenzie spaziali continueranno quindi a monitorare l’attività solare per mitigare i rischi associati, sviluppando strumenti di previsione sempre più precisi e utili aprevenire danni alle infrastrutture critiche e garantire la sicurezza delle missioni spaziali.
La capacità di prevedere e gestire gli effetti delle tempeste geomagnetiche sarà essenziale non solo per minimizzare i disagi tecnologici, ma anche per proteggere gli astronauti impegnati in missioni spaziali e le operazioni in orbita.