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Nuove simulazioni del JPL potrebbero spiegare i canali sulla superficie dell’asteroide Vesta

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Dicembre 24, 2024
in Astronomia e astrofisica, Esplorazione spaziale, NASA, News, Scienza, Sistema solare
Immagine dell'asteroide gigante Vesta catturata dalla missione Dawn della NASA mentre ne lasciava l'orbita nel 2012. Credits: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Immagine dell'asteroide gigante Vesta catturata dalla missione Dawn della NASA mentre ne lasciava l'orbita nel 2012. Credits: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

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L’asteroide gigante Vesta, uno dei corpi celesti più studiati della Fascia Principale tra Marte e Giove, continua a rivelare dettagli interessanti.

Recenti esperimenti condotti presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA hanno fornito nuovi indizi sull’origine dei canali (in inglese gullies) osservati sulla sua superficie dalla missione Dawn. Questi canali, simili a quelli terrestri generati dal passaggio dell’acqua, erano stati rilevati nel 2011 durante l’orbita della sonda attorno a Vesta. Tuttavia, la loro formazione è rimasta a lungo un enigma, dato che l’acqua liquida non dovrebbe esistere in condizioni così estreme.

Gli scienziati del JPL hanno ora simulato in laboratorio le condizioni presenti su Vesta per comprendere meglio i processi alla base della formazione di queste strutture. Utilizzando un’apposita camera a vuoto, hanno scoperto che soluzioni saline potrebbero temporaneamente rimanere liquide sulla superficie dell’asteroide.

Questo comportamento sarebbe sufficiente a spiegare il formarsi dei canali prima che le temperature estreme congelino nuovamente il liquido.

Le condizioni estreme di Vesta

Per studiare i canali di Vesta, i ricercatori hanno utilizzato una camera di simulazione chiamata DUSTIE (Dirty Under-vacuum Simulation Testbed for Icy Environments), progettata per replicare le condizioni di bassa pressione e temperature estreme della superficie dell’asteroide.

Durante gli esperimenti, campioni di acqua pura e soluzioni saline sono stati sottoposti a queste condizioni. È emerso che, mentre l’acqua pura si congelava immediatamente, le soluzioni saline rimanevano liquide per un periodo più lungo, fino a un’ora, prima di cristallizzarsi.

Questo tempo limitato di persistenza in forma liquida è cruciale. Secondo gli scienziati, sarebbe sufficiente per consentire al liquido di scorrere lungo la superficie e creare i canali osservati da Dawn. I ricercatori ipotizzano che eventi come impatti meteoritici, grazie al calore generato, possano sciogliere ghiaccio intrappolato nel sottosuolo di Vesta. Le soluzioni saline formatesi scorrono poi sulla superficie, modellandola, per congelarsi poco dopo.

Esempi di morfologie di depositi su Vesta e Cerere e schema del loro meccanismo di formazione proposto. (a) Cratere Cornelia su Vesta, che contiene gole curvilinee e depositi lobati. (b) Esempi di deposito lobato (frecce bianche più lunghe) e gola curvilinea incisa (frecce bianche più corte). (c) Cratere Haulani su Cerere, che contiene depositi lobati. (d) Esempio di deposito lobato (frecce nere). (e) Cratere Fonteia su Vesta, che contiene gole lineari. (f) Esempio di gola lineare (frecce bianche) formata dalla deposizione di due lobi di materiale secco. (g)–(i) Illustrazione schematica delle tre fasi principali nella formazione di morfologie di depositi a gola e lobati su Vesta. L'unica differenza per Cerere è che il ghiaccio d'acqua è naturalmente distribuito endogenicamente in tutta la crosta di Cerere. Credits: Poston et al. 2024
Esempi di morfologie di depositi su Vesta e Cerere e schema del loro meccanismo di formazione proposto. (a) Cratere Cornelia su Vesta, che contiene gole curvilinee e depositi lobati. (b) Esempi di deposito lobato (frecce bianche più lunghe) e gola curvilinea incisa (frecce bianche più corte). (c) Cratere Haulani su Cerere, che contiene depositi lobati. (d) Esempio di deposito lobato (frecce nere). (e) Cratere Fonteia su Vesta, che contiene gole lineari. (f) Esempio di gola lineare (frecce bianche) formata dalla deposizione di due lobi di materiale secco. (g)–(i) Illustrazione schematica delle tre fasi principali nella formazione di morfologie di depositi a gola e lobati su Vesta. L’unica differenza per Cerere è che il ghiaccio d’acqua è naturalmente distribuito endogenicamente in tutta la crosta di Cerere. Credits: Poston et al. 2024

Implicazioni per lo studio degli asteroidi

Lo studio di Vesta non si limita alla comprensione delle sue peculiarità. I risultati ottenuti hanno ricadute più ampie, contribuendo a modellare una nuova visione delle dinamiche geologiche degli asteroidi e di altri corpi celesti. L’identificazione di processi che permettono la presenza temporanea di acqua liquida su asteroidi potrebbe aprire la strada a ricerche future sulla possibilità di habitat temporanei o sul trasferimento di composti chimici essenziali tra i corpi del Sistema Solare.

Vesta, infatti, rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale per comprendere le prime fasi di formazione dei pianeti e le interazioni tra ghiaccio, minerali e impatti meteoritici. Le osservazioni della missione Dawn, combinate con i risultati di laboratorio, suggeriscono che l’acqua, anche in forma temporanea, possa aver avuto un ruolo significativo nel modellare la superficie dell’asteroide.

Grazie a studi come questo, gli scienziati stanno costruendo una comprensione sempre più dettagliata non solo di Vesta, ma anche degli altri abitanti della fascia degli asteroidi.

Lo studio, pubblicato su The Planetary Science Journal, è reperibile qui.

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Tags: DawnNasaVesta

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