• AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Astrospace Shop
  • ADV
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
ORBIT
Shop
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati

Scoperto un buco nero supermassiccio dormiente nell’Universo primordiale che sfida i modelli teorici

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Dicembre 19, 2024
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza
Rappresentazione artistica di un buco nero "dormiente" al centro di una galassia dell'Universo primordiale. Credits: IT/M. Kornmesser

Rappresentazione artistica di un buco nero "dormiente" al centro di una galassia dell'Universo primordiale. Credits: IT/M. Kornmesser

Condividi su FacebookTweet

Utilizzando il telescopio spaziale James Webb, un team internazionale di ricercatori guidato dall’Università di Cambridge ha rilevato un buco nero supermassiccio nell’Universo primordiale, appena 800 milioni di anni dopo il Big Bang, che sembra essere “dormiente”.

Il buco nero è uno dei buchi neri più massicci scoperti da Webb a questo punto dello sviluppo dell’Universo, con ben 400 milioni di volte la massa del nostro Sole. Così enorme che costituisce circa il 40% della massa totale della sua galassia ospite, GN-1001830: in confronto, la maggior parte dei buchi neri nell’Universo locale sono circa lo 0.1% della massa della loro galassia ospite.

Tuttavia, nonostante le sue dimensioni gigantesche, il buco nero di GN-1001830 sta “mangiando” o accumulando attorno a sé il gas di cui ha bisogno per crescere a un ritmo davvero molto lento, circa 100 volte al di sotto del suo limite massimo teorico.

Un buco nero così massiccio così presto nell’Universo, ma che non sta crescendo, sfida i modelli esistenti su come si sviluppano i buchi neri. Tuttavia, i ricercatori affermano che lo scenario più probabile è che i buchi neri attraversino brevi periodi di crescita ultraveloce, seguiti da lunghi periodi di dormienza.

Come nasce un buco nero così?

I modelli standard di formazione dei buchi neri suggeriscono che essi nascano dai resti collassati di stelle massicce e crescano accumulando materia circostante fino a un limite teorico, il limite di Eddington. Questo limite rappresenta l’equilibrio tra la pressione della radiazione generata dal gas surriscaldato che cade nel buco nero, e la sua attrazione gravitazionale.

Tuttavia, il buco nero scoperto dal Webb sembra sfidare questa teoria. Con una massa pari a 400 milioni di volte quella del Sole, appare improbabile che si sia formato seguendo i processi standard, data la sua giovane età nell’Universo primordiale.

Distribuzione delle masse dei buchi neri supermassicci in funzione dell'età dell'Universo. In fuxia, GN-1001830, un buco nero dormiente con una massa di 400 milioni di volte quella solare a circa 800 milioni di anni dal Big Bang, che sfida i modelli esistenti di formazione ed evoluzione dei buchi neri. Credits: Juodžbalis et al. 2024
Distribuzione delle masse dei buchi neri supermassicci in funzione dell’età dell’Universo. In fuxia, il buco nero dormiente al centro della galassia GN-1001830, con una massa di 400 milioni di volte quella solare a circa 800 milioni di anni dal Big Bang, che sfida i modelli esistenti di formazione ed evoluzione dei buchi neri. Credits: Juodžbalis et al. 2024

Una possibile spiegazione è che alcuni buchi neri possano “nascere grandi”, cioè formarsi direttamente con masse enormi, evitando le lunghe fasi di accrescimento che caratterizzano la maggior parte dei buchi neri. Un’altra ipotesi è che essi attraversino brevi periodi di crescita iperattiva, accrescendo materia a ritmi eccezionali, per poi passare a lunghi periodi di dormienza, come quello osservato in questo caso.

Iperattività e riposo

Per comprendere come un buco nero dormiente possa aver raggiunto una massa così enorme in un Universo così giovane, i ricercatori di Cambridge, in collaborazione con colleghi italiani, hanno condotto una serie di simulazioni al computer.

Questi modelli indicano che effettivamente buchi neri come questo potrebbero crescere rapidamente superando il limite di Eddington per brevi periodi di iperattività, seguiti da periodi di dormienza molto lunghi. Secondo i calcoli, un buco nero potrebbe accrescere materia per 5-10 milioni di anni durante una fase attiva, per poi restare inattivo per oltre 100 milioni di anni.

Durante i periodi di inattività, l’accrescimento di gas rallenta drasticamente, riducendo la luminosità del disco di accrescimento e rendendo il buco nero molto più difficile da individuare. Ed è proprio questa caratteristica che potrebbe significare che buchi neri dormienti simili siano molto più comuni di quanto si pensasse.

Alla ricerca di buchi neri dormienti

Nel caso in esame, la straordinaria massa del buco nero ha reso possibile la sua osservazione, anche in uno stato dormiente, offrendo ai ricercatori un’opportunità unica per stimare la massa della sua galassia ospite.

I ricercatori ipotizzano che questo buco nero sia solo la punta di un iceberg molto più grande. Se i buchi neri trascorrono la maggior parte della loro vita in uno stato dormiente, allora molti altri potrebbero essere nascosti nell’Universo primordiale. “È sorprendente che siamo riusciti a rilevarne uno, ma questo ci dà speranza per future scoperte” ha detto il professor Roberto Maiolino del Kavli Institute and Cambridge’s Cavendish Laboratory, co-autore dello studio.

Le osservazioni sono state ottenute come parte del JWST Advanced Deep Extragalactic Survey (JADES) . La ricerca è stata supportata in parte dall’European Research Council e dallo Science and Technology Facilities Council (STFC), parte di UK Research and Innovation (UKRI).

Lo studio, pubblicato su Nature, è reperibile qui.

Capitol Building

Ti piace questo articolo?
Su ORBIT c’è molto di più!

Su ORBIT avrai accesso ad approfondimenti, rubriche, report e analisi, live, interviste e alla nostra community, oltre che a rubriche dedicate anche al mondo dell’astronomia. Ti piacerà!



© 2024 Astrospace.it Tutti i diritti riservati. Questo articolo può essere riprodotto o distribuito integralmente solo con l’autorizzazione scritta di Astrospace.it o parzialmente con l’obbligo di citare la fonte.
Tags: buchi neribuco nero supermassiccioJames WebbJames Webb Space Telescopeuniverso primordiale

Potrebbe interessarti anche questo:

Immagini infrarosse di Titano ottenute con il James Webb nel luglio 2023. A sinistra, un'immagine a colori rappresentativa. Credits: NASA, ESA, CSA, STScI, Keck Observatory

Il James Webb e il telescopio Keck II hanno osservato l’evoluzione delle nubi di Titano

Maggio 15, 2025
Osservazioni delle aurore di Giove con il James Webb, scattate a una lunghezza d'onda di 3.36 micron con la NIRCam il 25 dicembre 2023. Credits: NASA, ESA, CSA, Jonathan Nichols (University of Leicester), Mahdi Zamani (ESA/Webb)

Rivelati nuovi dettagli sulle aurore di Giove, grazie al James Webb

Maggio 13, 2025
A sinistra, un sistema chiamato Ansky, nella galassia al centro, che ospita una serie di eruzioni quasi-periodiche scoperte di recente. A destra, il telescopio NICER installato sulla ISS. Credits: Sloan Digital Sky Survey; NASA

NICER ha osservato le eruzioni quasi periodiche intorno a un buco nero supermassiccio

Maggio 7, 2025
Immagine di Zhúlóng, la galassia a spirale più lontana scoperta fino a oggi. Ha bracci a spirale notevolmente ben definiti, un vecchio rigonfiamento centrale e un grande disco di formazione stellare, simile alla struttura della Via Lattea. Credits: NOIRLab/NSF/AURA/NASA/CSA/ESA/M. Xiao (Università di Ginevra)/G. Brammer (Istituto Niels Bohr)/D. de Martin & M. Zamani (NSF NOIRLab)

Scoperta Zhúlóng, la galassia a spirale più distante mai osservata

Aprile 17, 2025
Rappresentazione artistica di un anello di gas caldo lasciato attorno a una stella da un evento di "ingestione" planetaria intorno alla stella. Credits: NASA, ESA, CSA, Ralf Crawford (STScI)

Il James Webb ha osservato le conseguenze della distruzione di un pianeta da parte della sua stella

Aprile 11, 2025
L'osservazione del James Webb dell'asteroide 2024 YR4 utilizzando sia la NIRCam e MIRI. I dati di NIRCam mostrano la luce riflessa, mentre le osservazioni MIRI mostrano la luce termica. Credits: NASA, ESA, CSA, STScI, A Rivkin (JHU APL)

Il James Webb ha osservato l’asteroide 2024 YR4: è di classe Tunguska

Aprile 4, 2025
Attualmente in riproduzione

I più letti

  • Ship 35 starship

    La FAA rilascia a SpaceX i permessi per il nono volo di Starship, ma con riserva

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • La Cina si prepara al lancio di Tianwen-2, la sua prima missione di recupero campioni da un asteroide

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • SpaceX ha acquistato l’azienda Akoustis Technologies

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Iniziata una pausa delle comunicazioni con le sonde Voyager. Durerà fino a febbraio 2026

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0

Segui AstroSpace.it anche in:

Telegram LinkedIn Twitter Youtube

Eventi in programma

Mar 15
Marzo 15 @ 6:00 pm - Giugno 2 @ 8:00 pm

Mostra INAF Macchine del tempo

Vedi Calendario

Gli ultimi approfondimenti

35 anni dal lancio di Hubble, che si avvicina alla fine della sua missione

Aprile 24, 2025
Eclissi parziale di Sole. Credits: Reuters

È in arrivo un’eclissi parziale di Sole, visibile anche dall’Italia. Ecco quando e come osservarla

Marzo 28, 2025

Present and future of space debris management. Interview with Tim Flohrer, head of the ESA Space Debris Office

Marzo 26, 2025


News e approfondimenti di Astronautica e Aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace Srl.

info@astrospace.it 
www.astrospace.it

P.IVA: 04589880162

  • Astrospace ADV
  • AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Feed RSS
  • Newsletter
  • Shop
Privacy Policy Cookie Policy

Abbonati

Entra in Astrospace Orbit per leggere gli articoli Premium di AstroSpace

ISCRIVITI ORA

©2023 Astrospace

Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
Orbit
Shop

© 2024 Astrospace.it Info@astrospace.it - News e approfondimenti di astronautica e aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace srl P.IVA: 04589880162