Nel corso dell’International Astronautical Congress 2024, abbiamo potuto seguire da vicino il tour degli astronauti presenti all’evento, su invito dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Abbiamo quindi avuto l’onore di parlare con Hazzaa AlMansoori, il primo astronauta degli Emirati Arabi Uniti.
Classe 1983, AlMansoori ha scritto una pagina di storia diventando il primo arabo a entrare nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS), nello stesso periodo in cui era presente anche l’astronauta italiano Luca Parmitano. La sua missione si è svolta nel 2019 a bordo della Soyuz, rendendolo il primo astronauta emiratino a vivere l’esperienza unica del volo spaziale.
Nonostante la missione sia stata di breve durata, AlMansoori ha contribuito a gettare le basi per il futuro dell’esplorazione spaziale nel mondo arabo.
Le posso chiedere di presentarsi: chi è Hazzaa AlMansoori?
Sono Hazzaa AlMansoori dagli Emirati Arabi Uniti, sono un astronauta selezionato nel 2018 e attualmente mi sto allenando e lavorando al Johnson Space Center della NASA.
Ho volato nello spazio nel 2019, è stata la prima missione degli Emirati Arabi Uniti nello spazio, e ho trascorso otto giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Successivamente, abbiamo deciso che dovevamo lavorare di più sulla nostra formazione e cercare altre opportunità di volo umano nello spazio.
Così siamo andati alla NASA, al Johnson Space Center, ci siamo allenati lì e poi abbiamo avuto l’opportunità di far volare Sultan Al Neyadi nel 2023 con una missione di sei mesi, ed è stata una grande cosa per il nostro Paese e per la regione araba.
Cosa ha significato per lei essere il primo astronauta di un’intera nazione?
Sicuramente, far parte del volo spaziale umano in generale, è un grande privilegio, e un enorme onore per me e per il mio Paese. Sono stato il primo arabo a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, quindi l’impatto non è stato solo per il nostro Paese, ma per l’intera regione araba.
Sono stato il primo a parlare in arabo a bordo della stazione, e a condividere il primo tour della stazione con l’intera regione araba. È quindi un’enorme responsabilità per me condividere queste conoscenze ed esperienze con tutti gli abitanti del mio Paese e dell’intera regione araba.
Come ha cambiato la sua vita volare nello spazio?
Sicuramente, avere l’opportunità di volare nello spazio e di guardare la Terra da 400 chilometri, è un privilegio. Abbiamo l’opportunità di rappresentare noi stessi, i nostri Paesi e le nostre agenzie e di far parte di questa impresa, per tutta l’Umanità.
Mi ha cambiato molto, guardare la Terra da 400 chilometri e vederla senza confini, senza paesi e senza frontiere. E vedere la Terra di giorno è davvero di grande impatto, perché quando la vedi di giorno non riconosci, non senti che ci sono persone come quelle che vivono su questo pianeta. Quando si arriva al passaggio notturno e si sorvolano le città, si vedono le luci delle città e ci si rende conto che ci sono persone sul pianeta.
Ed è davvero impressionante che tutti noi che viviamo sullo stesso pianeta, nonostante l’impatto dei conflitti, lavoriamo insieme a bordo della stazione per vivere una vita migliore per l’intera Umanità dal punto di vista tecnologico, lavorando su nuove tecnologie o facendo nuovi esperimenti per aiutarci a vivere una vita migliore qui a Terra.
Quindi sono tornato da quella missione con un grande apprezzamento per tutto ciò che abbiamo gratuitamente qui sulla Terra, dalla gravità, dall’ossigeno, dall’acqua che viene riciclata da sola dalla nostra Madre Terra.
L’agenzia spaziale del suo paese è nata nel 2014 e in 10 anni ha fatto passi da gigante e raggiunto obiettivi incredibili. Qual è il segreto di questi successi, e cosa si aspetta per il futuro?
Negli Emirati Arabi Uniti, i nostri astronauti fanno capo al Mohammed Bin Rashid Space Center, che ha sede a Dubai. Il programma è iniziato nel 2006. Quindi il programma è ormai vecchio, e tra un paio d’anni festeggeremo i 20 anni di fondazione.
Credo che il segreto del nostro successo in un tempo molto breve sia il sostegno del governo e della nostra leadership. Questo è davvero importante. Inoltre, la nostra nazione è davvero appassionata e interessata ai voli spaziali in generale, e al settore spaziale, dallo sviluppo di satelliti all’invio di astronauti, fino all’invio di un orbiter su Marte un paio di anni fa.
Inoltre, nella prossima fase, collaboreremo con la NASA e con partner internazionali per la costruzione della camera d’equilibrio per il Gateway.
Che relazioni ci sono con l’Italia e gli astronauti italiani?
Direi che uno dei ricordi più preziosi del mio volo spaziale umano è l’essere nello spazio. E durante il mio volo ho avuto il privilegio e l’onore di lavorare con Luca Parmitano. Era a bordo della stazione durante il mio soggiorno e mi ha aiutato molto.
È stata una grande opportunità per me stare con lui perché l’esperienza, il fatto che sia stato lì per sei mesi, mi ha aiutato molto a superare molte sfide durante la mia permanenza a bordo della stazione. Quindi è davvero interessante vedere nuovi astronauti che salgono a bordo della stazione. Ci si sente obbligati ad aiutarli, si sente che essendoci passati, bisogna dar loro sostegno.
Ed è quello che Luca Parmitano e gli altri astronauti hanno fatto per me. Non dimenticherò mai l’ultimo giorno in cui, prima del mio ritorno, Luca mi ha avvicinato e mi ha dato la sua patch. È stata una cosa fantastica avere questo tipo di legame nello spazio.
Ringraziamo l’astronauta Hazzaa AlMansoori per la disponibilità.
Allo IAC2024 stanno succedendo tante cose. In questa pagina abbiamo raccolto tutte le notizie, annunci, interviste e contenuti relativi all’International Astronautical Congress 2024.