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Blue Origin ha avuto due incidenti all’hardware di volo del New Glenn mentre si prepara per il lancio inaugurale

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Agosto 22, 2024
in Agenzie Spaziali, Esplorazione spaziale, NASA, News, Space economy
Il primo New Glenn alla rampa di lancio. Credits: Blue Origin.

Il primo New Glenn alla rampa di lancio. Credits: Blue Origin.

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Blue Origin sta lavorando per preparare il primo lancio del razzo New Glenn. Secondo quanto riportato da uno scoop di Bloomberg, l’azienda ha però subito due diversi incidenti in fabbrica che hanno coinvolto dei pezzi del New Glenn. Non è ancora chiaro se questo avrà delle ripercussioni sul lancio inaugurale.

Questa sarà una missione particolare, dato che al contrario di come avviene solitamente, questo lancio ha una data di scadenza. Il primo New Glenn spedirà infatti due satelliti della NASA verso Marte, e la finestra di lancio rimane aperta solo fino a ottobre 2024.

Il primo incidente ha coinvolto un secondo stadio del New Glenn, che si è accartocciato su sé stesso durante lo spostamento da un hangar all’altro. L’incidente, dovuto a un errore nel regolare le valvole di pressione nel trasferimento dall’ambiente controllato di un hangar a quello esterno, sembra essere dovuto a un errore umano. Il secondo problema invece, riguarda una componente di un altro secondo stadio, probabilmente un serbatoio, che è esploso durante uno stress test.

Questi due eventi non sono stati riportati da Blue Origin, che ha un approccio molto incognito nello sviluppo dei propri progetti. Non è stata fatta ancora nessuna comunicazione dopo la pubblicazione dell’articolo di Bloomberg.

Un portavoce dell’azienda ha comunicato che l’hardware coinvolto in questi due eventi riguardava il secondo e terzo New Glenn, e non il primo razzo previsto per ottobre. Inoltre, ha affermato che l’azienda ha molto hardware in produzione per i voli successivi.

Il primo volo

In merito al primo volo, Blue Origin ha dichiarato che tutti i componenti del razzo sono pronti e ora stanno procedendo all’integrazione e installazione dei motori. Il New Glenn utilizza i motori BE-4 che spingono anche il razzo Vulcan, ma ne usa 7 invece dei due del vettore di ULA.

–> Per approfondire: BE-4, come funziona il motore di Blue Origin e le differenze con il Raptor di SpaceX.

Questo lancio inaugurale spedirà verso Marte la missione ESCAPADE della NASA, costituita da due sonde gemelle che studieranno il campo magnetico del Pianeta Rosso. I due satelliti sono stati costruiti da Rocket Lab e sono arrivati al Kennedy Space Center il 20 agosto, proprio per iniziare il processo di integrazione con il razzo.

Secondo le fonti di Bloomberg, Blue Origin sta facendo sforzi importanti per eseguire in tempo questo primo lancio. Sono stati assunti nuovi dipendenti e molti altri sono stati spostati da altre divisioni e progetti. Dopo quattro anni di ritardi sulla data inizialmente prevista, il razzo di Blue Origin sembra quindi pronto a partire.

Non è chiaro però cosa succederà se si dovesse perdere l’opportunità di lancio verso Marte, che termina a fine ottobre. La finestra verso il Pianeta Rosso è infatti ottimale ogni due anni, per circa due mesi. Non è vietato partire verso Marte anche in altri momenti, ma ciò comporterebbe un volo più lungo, difficile e dispendioso.

I cambiamenti di Blue Origin

Per velocizzare l’azienda, a dicembre 2023 Jeff Bezos ha assunto un nuovo Amministratore Delegato: Dave Limp, un veterano di Amazon. Limp ha concentrato gli sforzi della società sul motore BE-4, la cui produzione ora è relativamente veloce, sul New Glenn e sul lander Blue Moon per la NASA.

Quest’ultimo dovrebbe eseguire il suo primo lancio verso la Luna, in versione ridotta e solo cargo, nel 2025. Questa missione servirà a dimostrare le principali componenti del lander, come motori e software di volo verso il nostro satellite naturale. Servirà a progredire nello sviluppo del lander per il trasporto di astronauti, che servirà alla NASA per scendere sulla Luna durante la missione Artemis V.

© 2024 Astrospace.it Tutti i diritti riservati. Questo articolo può essere riprodotto o distribuito integralmente solo con l’autorizzazione scritta di Astrospace.it o parzialmente con l’obbligo di citare la fonte.
Tags: AmazonBlue OriginNew Glenn

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