Il 6 febbraio l’astronauta Samantha Cristoforetti ha annunciato sui suoi canali social che inizierà a guidare un team dell’Agenzia Spaziale Europea che valuterà le proposte del Programma Low Earth Orbit (LEO) Cargo Return Service. Si tratta di un programma, annunciato a maggio 2023, con cui l’Agenzia Spaziale Europea sta cercando delle proposte da parte dell’industria per una capsula cargo di trasporto spaziale.
Si tratta di un programma molto simile, nelle intenzioni, a quello americano chiamato Commercial Resupply Service (CRS) creato nel 2008 e con cui sono state finanziate la prima Dragon cargo e la Cygnus. Il programma americano si è poi rinnovato (CRS-2 nel 2012) e ha finanziato parte dello sviluppo della Dragon 2 cargo, la Cygnus e il Dream Chaser.
L’obiettivo intrinseco del programma europeo è quindi quello, innanzitutto, di rinnovare e ampliare le competenze europee nel trasporto spaziale, e in secondo luogo quello di favorire lo sviluppo dell’industria spaziale europea.
Per l’Europa non è infatti il primo tentativo di trasporto spaziale, anzi. Dal 2008 al 2015 l’ESA ha costruito la capsula ATV, che per cinque volte ha rifornito la Stazione Spaziale Internazionale. ATV era costruita da un consorzio di aziende europee guidate da Airbus. Il progetto è poi stato recuperato per la costruzione del modulo di servizio della capsula Orion del Programma Artemis, uno dei principali contributi europei alle prime missioni Artemis.
Una volta selezionate le proposte del LEO Cargo Return Service, esse verranno finanziate per la prima fase, da giugno 2024 al 2026. Nel 2025, alla successiva ministeriale ESA verrà poi votato il finanziamento alla seconda fase del programma, dal 2026 al 2028. Sempre per il 2028 è prevista la prima missione dimostrativa.
L’importanza di uno sviluppo industriale europeo indipendente
L’importanza di questo nuovo programma europeo LEO Cargo Return Service non sta quindi nella novità di un mezzo cargo europeo, ma nella nuova impostazione, e probabilmente nei nuovi player a cui sarà affidato lo sviluppo.
Le proposte arriveranno all’ESA fino a fine febbraio. Sembra già ora che non ci sarà una impostazione “vecchio stile” e che lo sviluppo quasi sicuramente non sarà affidato a grandi consorzi di aziende europee, ma da diverse singole aziende, che avranno proposte diverse e proprietarie. In questo modo, ma quest’ultimo punto è ancora da chiarire, i progetti rimarranno in seno all’azienda e non più all’ESA.
Quest’ultima caratteristica ha fatto la fortuna di SpaceX e dei programmai americani, soprattutto per i mezzi di trasporto astronauti. In Europa è però più difficile da applicare. I fondi ESA sono comunitari, e finirebbero ad aziende stanziate in singoli Paesi. Era questo uno dei motivi (oltre a quello di competente e tecnologie disponibili) per cui si sono sempre creati consorzi di aziende da diversi Stati per soddisfare le richieste ESA.
L’altra grande novità di questo Programma Europeo è che, per lo meno nelle intenzioni, l’obbiettivo è evolvere verso il fantomatico sviluppo una capsula di trasporto astronauti europea, di cui si parla da diversi anni. Per lo meno questo sembra essere lo scopo di Samantha Cristoforetti, che nel suo post ha scritto: “I have one. A big one… I dream of Europe having its own spaceship, like the US, Russia, China and soon, India. I dream of international crews flying to space not only on private US vehicles, but also on European ones.”
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