“Mentre lasciamo la Luna a Taurus-Littrow, ce ne andiamo come siamo venuti e, se Dio vuole, come torneremo, con pace e speranza per tutta l’umanità” Eugene Cernan
Nel 1972, mentre diveniva l’ultimo uomo sulla Luna, Eugene Cernan, comandante della missione Apollo 17, espresse un desiderio per tutta l’umanità: quello di tornare. Dopo 50 anni, un interesse rinnovato nei confronti dello spazio ha portato alla nascita del Programma Artemis, finalizzato al ritorno sul nostro argenteo satellite, questa volta per restare. A seguito della partenza della prima missione senza equipaggio, il 16 novembre 2022, il sogno di rivedere tracce umane impresse nella regolite lunare sembra avvicinarsi sempre di più.
Al fine di stabilirsi permanente sulla Luna, sarà necessario costruire infrastrutture che siano capaci di consentire la sopravvivenza dell’uomo, ma anche spazi che favoriscano anche tutto quell’insieme di ritualità ed azioni che caratterizzano la nostra quotidianità. In altre parole, il vivere.
Infatti, come già dimostrato da attori come SpaceX, Axiom Space, Blue Origin, nei prossimi decenni, al fianco degli astronauti professionisti, ci saranno quelli commerciali, i quali presenteranno un insieme di aspettative, necessità e capacità di adattamento diverse. Per questa ragione, negli ultimi anni sta emergendo sempre di più, all’interno del panorama delle discipline aerospaziali, la “Space Architecture”, la progettazione di architetture per lo spazio.
E’ in questo spirito di ricerca dell’abitare lo spazio che è stato lanciato “Moon Station”, il primo concorso di architettura made in italy nel campo della Space Architecture, firmato da Young Architects Competitions (YAC), azienda specializzata in concorsi di architettura e programmi educativi di eccellenza, ed in partnership con il Topical Team on Planetary Caves della European Space Agency, un gruppo formato da 17 scienziati, tra i più autorevoli del mondo, finalizzato allo studio delle caverne lunari e marziane.
Il tema della competition (rivolta a studenti, giovani architetti, designers ed ingegneri) riguarda l’elaborazione di una proposta progettuale per il primo stabilimento di ricerca lunare, all’interno di un tunnel lavico.
Sottoterra sulla Luna
Negli anni, sulla luna sono stati osservati numerosi collassi superficiali denominati pits (fino ad ora 278), che hanno suggerito agli scienziati la presenza di grandi tunnel ipogei formatisi a seguito di attività di origine vulcanica.
Questa tipologia di condotti, presente anche sulla terra e su Marte, prende il nome di lava tube e risulta essere di grande interesse scientifico, in quanto permetterebbe lo stabilimento di insediamenti protetti dal variegato insieme di pericoli che caratterizzano la superficie lunare. Infatti, l’ambiente ipogeo risulta essere schermato dall’esposizione ai diversi tipi di radiazioni, dall’impatto di micrometeoriti e dalle grandissime escursioni termiche che avvengono tra il giorno e la notte lunare.
Oggetto del concorso è proprio uno di questi pit, di nome “Lacus Mortis Pit”, localizzato nella zona subpolare nord del satellite. Grazie ad una particolare morfologia di collasso, una rampa di detriti connette la superficie con l’interno del tunnel lavico sottostante. In questa sede dalle dimensioni maestose (60-80m di diametro), i progettisti sono chiamati ad elaborare proposte progettuali relative all’utilizzo dello spazio ipogeo, per la localizzazione di una stazione di ricerca composta da numerose e diverse funzioni.
Infatti, grazie alle sue particolari condizioni fisiche ed ambientali, la luna permette un insieme di ricerche di carattere geologico, su materiali e sistemi innovativi per la produzione di cibo, ma anche relativi all’uomo, come studi sulle capacità motorie in condizioni di gravità ridotta e di carattere sociologico e psicologico. Inoltre, grazie all’assenza di un’atmosfera, essa risulta la localizzazione ideale per l’effettuazione di osservazioni astronomiche verso lo spazio profondo.
Per realizzare tale obiettivo i progettisti dovranno confrontarsi forzatamente con un ambiente estremo e non collaborativo. Questo pone importanti limiti di natura ambientale, fisica e psicologica.
Al termine del concorso, saranno selezionati e premiati quei progetti che sapranno intravedere nei limiti le opportunità per realizzare una visione significativa di un nuovo baluardo dell’umanità, destinato a rimanere per sempre nelle sue cronache.
Il montepremi complessivo di 15000€ sarà corrisposto agli autori dei progetti che verranno giudicati più meritevoli da una giuria d’eccellenza composta da alcuni dei più importanti protagonisti della Space Architecture, affiancati dall’ESA Topical Team on Planetary Caves, per quanto riguarda il supporto di carattere scientifico.
In aggiunta, sono previste numerose menzioni d’onore per ulteriori progetti, che risulteranno di particolare interesse.
Giuria
- Francesco Sauro (Topical Team on Planetary Caves – ESA)
- Daniel Inocente (Blue Origin)
- Melodie Yashar (ICON)
- Julian Ocampo Salazar (Bjarke Ingels Group)
- Xavier De Kestelier (HASSELL)
- René Waclavicek (Liquifer System Group)
- Sandra Hauplik-Meusburger (TU Wien)
- Georgi Petrov (Skimore Owings & Merrill)
- Nicola Scaranaro (Foster + Partners)
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