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Nella lava basaltica nuovi indizi sull’origine della vita sulla Terra e su Marte

Un team di astrobiologi ha annunciato che l'RNA, probabilmente il primo materiale genetico della vita, si forma spontaneamente sul vetro lavico basaltico. Un vetro abbondante sulla Terra 4,35 miliardi di anni fa e ancora presente oggi su Marte.

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Giugno 19, 2022
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza, Sistema solare
Planet

Credits: NASA

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Nella complessità della chimica e nel gioco di equilibri ambientali, è difficile spiegare come la vita si sia effettivamente originata sulla Terra. Di recente gli scienziati della Fondazione per l’Evoluzione Molecolare Applicata hanno annunciato che l’acido ribonucleico (RNA), probabilmente il primo materiale genetico della vita, si forma spontaneamente sul vetro lavico basaltico. Tale vetro era abbondante sulla Terra 4,35 miliardi di anni fa. Basalti simili di questa antichità sopravvivono ancora oggi su Marte.

Lo studio della Fondazione dimostra che molecole di RNA lunghe 100-200 nucleotidi si formano quando i trifosfati nucleosidici vengono sintetizzati dai vari materiali presenti nel vetro basaltico. Il risultato è un nuovo indizio su come la vita avrebbe potuto originarsi sulla Terra, e forse su Marte.

La vita potrebbe essere nata nella lava basaltica

“All’epoca il vetro basaltico era ovunque sulla Terra” ha osservato Stephen Mojzsis, scienziato che ha partecipato allo studio. “Per diverse centinaia di milioni di anni dopo la formazione della Luna, i frequenti impatti e l’abbondante vulcanismo sul giovane pianeta hanno formato lava basaltica fusa, la fonte del vetro basaltico.” Gli stessi impatti avrebbero anche:

  • Fatto evaporare l’acqua, fornendo falde acquifere dove si sarebbe potuto formare l’RNA;
  • Portato il nichel, che secondo il team dà origine ai trifosfati nucleosidici e al fosfato attivato, anch’esso presente nel vetro lavico;
  • Fornito il borato, che aiuta nella formazione dei trifosfati ed è contenuto nella lava basaltica;
  • Arricchito l’atmosfera, attraversandola, con i loro nuclei metallici di ferro-nichel.

Le basi dell’RNA, le cui sequenze immagazzinano informazioni genetiche, si formano in tali tipi di atmosfera metallica. Il team aveva precedentemente dimostrato che i nucleosidi si formano attraverso una semplice reazione tra il fosfato di ribosio e le basi di RNA.

Conformazioni di lava basaltica.

L’RNA formato nell’atmosfera della Terra primitiva

Il percorso proposto dal team riesce a seguire la formazione del primo RNA a partire da semplici carboidrati, molecole organiche formatesi sopra la Terra primitiva dall’atmosfera metallica e rarefatta. Successivamente, questi sono stati stabilizzati dall’anidride solforosa dei vulcani. Infine, sono piovuti in superficie per creare serbatoi di minerali organici.

Lo studio rappresenta un unico modello geologico che passa da una e due molecole di carbonio fino alla creazione di molecole di RNA abbastanza lunghe da sostenere l’evoluzione darwiniana.

“Rimangono importanti domande” avverte Steven Benner, co-autore dello studio. “Non sappiamo ancora come tutti i mattoni dell’RNA siano arrivati ad avere la stessa forma generale.” I legami tra i nucleotidi possono anche essere variabili, all’interno del materiale sintetizzato del vetro basaltico.

L’importanza della ricerca per la vita su Marte

Marte è di particolare interesse per gli scienziati, ora. Infatti gli stessi minerali e la stessa tipologia d’impatti erano presenti anche sul Pianeta Rosso, a quel tempo. Tuttavia, esso non ha subito la deriva dei continenti e la tettonica a placche che hanno seppellito la maggior parte delle rocce terrestri più vecchie di 4 miliardi di anni. Quindi sulla superficie di Marte sono rimaste le rocce basaltiche in questione. Le recenti missioni sul Pianeta Rosso le hanno trovate tutte, compreso il borato.

“Se la vita è nata sulla Terra attraverso questo semplice percorso, è probabile che sia nata allo stesso modo anche su Marte” ha detto Benner. Non ci resta altro che continuare a cercarla, ora che questi indizi ci suggeriscono dove potrebbe essere trovata.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Astrobiology, è disponibile qui.

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Tags: astrobiologiaMarteRNATerraVita

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