Il mese scorso l’agenzia spaziale americana ha approvato i progetti per SPHEREx. Con questa missione, la comunità scientifica mapperà il cosmo come mai prima d’ora, scannerizzando l’intero cielo ogni sei mesi. Il lancio è programmato per l’aprile del 2025. Finalmente, come affermato da Allen Farrington, project manager di SPHEREx, si può iniziare a costruire e mettere insieme un nuovo creatore di mappe cosmiche.
Una mappatura dell’universo al 99%
Per comprendere sempre più nel dettaglio l’Universo e ciò che lo costituisce, è fondamentale utilizzare diversi approcci di ricerca. SPHEREx infatti è un telescopio spaziale differente da Hubble e il neo arrivato, e non ancora operativo, James Webb. Esso infatti sarà in grado di osservare il 99% del cosmo ogni sei mesi. Questo tipo d’indagine, è importante come censimento degli elementi dell’Universo. Infatti, così come è fondamentale studiare le singole galassie, le singole stelle e i singoli pianeti, è altrettanto essenziale comprendere nella media le caratteristiche di questi oggetti. Questi due metodo di ricerca si completano: alcune domande possono trovare risposta solamente attraverso un censimento dettagliato, altre attraverso osservazioni individuali.
Tra gli obbiettivi della missione c’è lo studio della nascita dell’Universo, nell’immediato istante successivo al Big Bang. Ma non solo. Grazie ai dati di SPHEREx, infatti, sarà possibile apprendere come si formano ed evolvono le galassie. Verranno osservate più di 300 milioni di strutture, alcune così distanti tanto che la luce impiega più di 10 miliardi di anni per raggiungere la Terra. Si concentrerà anche nella Via Lattea.
Qui studierà la prevalenza di molecole fondamentali per la vita, come l’acqua, nei cosiddetti vivai stellari. In questa regione di gas e polveri nascono le stelle e i dischi circumstellari da cui hanno origine i pianeti. La tecnologia all’avanguardia che sfrutterà questo telescopio permetterà tutto questo e, insieme al James Webb, sarà un importante strumento in mano alla comunità scientifica.
James Webb: differenze…
Sebbene gli obbiettivi di studio sono simili, gli approcci utilizzati da SPHEREx e il JWST sono differenti. Così come le caratteristiche fisiche. Ad esempio, mentre il James Webb analizzerà nel dettaglio i singoli esopianeti, misurandone temperatura, dimensioni e composizione, SPHEREx ne analizzerà la popolazione. Questo tipo d’indagine, fra l’altro, permetterà di comprendere se, in media, questi mondi esterni al Sistema Solare si formano in ambienti favorevoli alla vita.
Dal punto di vista ingegneristico invece, le differenze sono ovvie. James Webb ha il primato di telescopio spaziale più grande mai costruito dall’uomo, con i 6.5 metri di diametro dello specchio primario. Di contro, SPHEREx ha uno specchio di 8 pollici (circa 20 cm) ed un singolo parasole da 3.2 metri, contro quello del JWST grande quanto un campo da tennis.
… e somiglianze
Ci sono comunque anche delle somiglianze tra questi due telescopi all’avanguardia. Entrambi infatti osserveranno nell’infrarosso. Inoltre attraverso la spettroscopia saranno in grado di rilevare di cosa è composto un oggetto poiché otterranno informazioni sulle costituenti chimiche di ciò che osserveranno. La grande scala di osservazione della missione SPHEREx non permetterà di ottenere risultati dettagliati sui singoli individui osservati. Ma, l’importanza dei dati raccolti è equiparabile ai risultati che si otterranno dal James Webb Space Telescope.
Ebbene, in trepidante attesa dei primi risultati del James Webb, che sarà operativo da questa estate, sono ancora molte le missioni della NASA sui cui tenere gli occhi. Tra queste SPHEREx, un promettente creatore di mappe cosmiche come finora non le abbiamo mai osservate.
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