Dopo una pausa durata circa due mesi, riprendono i lanci del Falcon 9 di SpaceX. Alle 9:14 del 29 agosto è partita una capsula Dragon in versione cargo per portare sulla Stazione Spaziale Internazionale rifornimenti e nuovi esperimenti. La missione, denominata CRS-23, è la terza della nuova versione della capsula di SpaceX. Simile a quella utilizzata dagli astronauti, il modello cargo è privo dei sistemi di supporto vitale ed ha il solo scopo di trasportare materiale in orbita. Come avviene per le missioni con equipaggio, anche la Cargo Dragon parte dal pad 39A del Kennedy Space Center. In questo modo è possibile utilizzare il braccio che collega la torre alla capsula per collocare nella Dragon gli ultimi esperimenti.
Questa particolare Dragon, con numero di serie C208, non è al suo primo volo. SpaceX infatti l’aveva già utilizzata con la missione CRS-21, partita il 6 dicembre dello scorso anno e rientrata il 14 gennaio. L’azienda di Musk stabilisce così un nuovo record, riuscendo a riutilizzare la medesima Cargo Dragon in soli 227 giorni. Il minor tempo trascorso tra due lanci utilizzando la precedente versione di capsula, era di 418 giorni.
L’attracco alla ISS è previsto per lunedì pomeriggio, verso le 17, e potrà essere seguito sul canale YouTube della NASA. La Dragon effettuerà la manovra in maniera del tutto autonoma, così come avviene anche per le capsule con a bordo un equipaggio. Qui è possibile trovare un approfondimento sui principali esperimenti trasportati dalla Dragon.
Le cause del lungo stop
In soli 6 mesi, da gennaio a giugno, SpaceX è riuscita a completare con successo 20 missioni. In questo periodo, l’attesa maggiore tra due diversi voli di un Falcon 9 è stata di 16 giorni. Per assistere alla ventunesima missione di questo 2021 abbiamo dovuto invece attendere 60 giorni dopo la partenza di Transporter-2 avvenuta il 30 giugno. Le cause che hanno portato a questa pausa sono molteplici, legate sia ai diversi progetti in sviluppo che alle conseguenze della pandemia.
Ad inizio estate molta della forza lavoro dell’azienda infatti è stata dirottata sul progetto Starship. L’obbiettivo infatti è quello di effettuare il primo volo orbitale entro la fine dell’anno, ma i lavori da ultimare per renderlo possibile sono ancora molti. Starship non è ancora nella sua versione finale e gli ingegneri stanno ancora analizzando i dati derivati dai 5 diversi voli. Musk ha dichiarato che presto vedremo una Starship con un design differente delle ali posizionate sul nose cone per meglio gestire il plasma generato al rientro.
Su 21 missioni portate a termine in questo 2021, 13 avevano come unico scopo quello di portare in orbita gli Starlink. SpaceX infatti aveva la necessità di ultimare il primo guscio composto da 1584 satelliti per poter fornire una prima copertura globale. Raggiunto tale valore di Starlink in orbita, l’azienda ha iniziato a lavorare ad una nuova versione dei satelliti.
Come dichiarato dal COO e presidente di SpaceX Gwynne Shotwell durante lo Space Symposium 2021, con le prossime missioni Starlink verranno portati in orbita solo satelliti dotati di sistemi per la comunicazione laser. Grazie a questa implementazione gli Starlink potranno comunicare tra loro facendo viaggiare più velocemente i dati da un punto ad un altro. Tale sviluppo però ha richiesto molto tempo, oltre alla mancanza di hardware legato alla produzione.
Gli effetti della pandemia
Così come accaduto in moltissimi settori, anche quello aerospaziale ha subito pesanti ritardi dovuti alla pandemia di coronavirus. Moltissime missioni sono state rimandate proprio a causa della riduzione della forza lavoro che si occupava della costruzione dei diversi satelliti ed alla loro progettazione. Una problematica che ha coinvolto anche molte aziende non legato allo spazio, ma essenziali per il settore. È il caso dei disagi legati all’approvvigionamento di microchip. La pandemia infatti ha messo in crisi un settore che negli ultimi anni stava già mostrando i suoi limiti. L’acquisto di dispositivi elettronici ha subito una grande crescita, soprattutto durante i diversi lockdown. La domanda di microchip quindi è aumentata di conseguenza, ma la produzione di questi ha faticato a crescere con la stessa velocità.
La mancanza di queste importanti componenti ha influenzato anche la produzione di SpaceX delle parabole per connettersi agli Starlink. L’azienda non solo ha dovuto rallentare la produzione, ma la mancanza di chip ha interessato anche lo sviluppo di una nuova versione di parabola. Un altro elemento indispensabile per i lanci spaziali è l’ossigeno, che serve per alimentari i motori dei razzi di SpaceX. Anche i malati da Covid-19 in condizioni gravi ne hanno però ampiamente bisogno, e con la crescente domanda degli ospedali, il sistema produttivo ha dato ovviamente la priorità all’utilizzo medico.
Il primo stadio di un Falcon 9 necessita di circa 287 tonnellate di ossigeno, a cui bisogna aggiungere 75 tonnellate per il secondo stadio. Tale mancanza di ossigeno potrebbe essere un grosso problema se SpaceX volesse riprendere a lanciare con molta frequenza, come accaduto nella prima metà del 2021.ù
Dragon separation confirmed; autonomous docking to the @space_station Monday at ~11:00 a.m. EDT pic.twitter.com/w7k1TRNGKg
— SpaceX (@SpaceX) August 29, 2021
Il primo atterraggio su A Shortfall Of Gravitas
Annunciata la prima volta a febbraio del 2018, è finalmente entrata in azione la terza chiatta di SpaceX sulla quale possono atterrare i Falcon 9. La mancanza di una nave sulla quale possono rientrare i booster ha diverse volte rallentato i piani dell’azienda di Musk. Recuperare i primi stadi è un elemento chiave per completare un gran numero di missioni come accaduto in questi ultimi due anni. Sono quindi indispensabili le chiatte come Of Course I Still Love You e Just Read The Instructions. Se entrambe le navi si trovano al largo, SpaceX è costretta a dover attendere il loro ritorno. Con l’arrivo di A Shortfall Of Gravitas (ASOG) questo problema viene in parte risolto.
ASOG ha un design molto differente rispetto alle sue due “sorelle” e lo si evince soprattutto dal posizionamento dei diversi sistemi di bordo. Tutti gli apparati utili alla navigazione si trovano nella parte posteriore della nave. Agli angoli sono presenti 4 grandi motori, simili a quelli montati sulla Just Read The Instructions. Questi consentono ad ASOG sia di navigare che di mantenere la posizione in attesa dell’arrivo del Falcon 9.
A differenza delle altre due chiatte, A Shortfall Of Gravitas è una nave completamente autonoma. Non necessità quindi di un rimorchiatore per raggiungere il punto di atterraggio. Siccome però CRS-23 è la sua prima missione, SpaceX ha come deciso di schierare un rimorchiatore per supportarla. Oggi, dopo poco meno di 8 minuti dalla partenza, il primo stadio B1061 è atterrato perfettamente sulla nuova chiatta.
Il Falcon 9 che ha inaugurato ASOG è quello con numero di serie B1061 e questo è stato il suo quarto atterraggio di successo. Questo booster ha volato la prima volta con la missione Crew-1 il 16 novembre 2020, ripetendosi successivamente con Crew-2 il 23 aprile. Infine, il 6 giugno, il B1061 ha contribuito all’arrivo in orbita del satellite SXM-8.
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