Martedì 10 agosto, un nuovo rapporto (qui il pdf) dell’Office of Inspector General (OIG) della NASA ha comunicato nuovi problemi e ritardi sullo sviluppo delle nuove tute spaziali per l’esplorazione lunare. Si chiamano xEMU (Exploration Extravehicular Mobility Units) e sono in sviluppo dal 2017, ma derivano da progetti aperti addirittura nel 2009. Nonostante questo la conclusione è stata che lo sviluppo terminerà a cavallo fra il 2024 e il 2025, comportando l’impegno totale di oltre un miliardo di dollari (dal 2009) e un obbligato rinvio del primo allunaggio.
Le tute spaziali xEMU sono fondamentali per l’esplorazione lunare. Non è infatti possibile intraprendere una complessa attività extraveicolare sulla Luna con le attuali tute spaziali utilizzate dalla NASA per uscire nello spazio. Queste si chiamano tute EMU (Extravehicular Mobility Units) e sono una variante di quelle sviluppate negli anni ’80 per lo Space Shuttle. Non sono state progettate per resistere all’ambiente lunare, carico di regolite e con diverse necessità di movimento.
Il rinvio delle tute xEMU, secondo quanto analizzato dall’OIG, è dovuto a svariati motivi, come problemi tecnici, ritardo nella fornitura dei componenti, ritardi dovuti al COVID-19. Tutto questo ha portato la data di completamento delle prime due tute xEMU di Artemis 3 dal novembre 2024, almeno ad aprile 2025.
Il progetto xEMU
Il progetto xEMU è formalmente la continuazione dei due precedenti programmi di sviluppo delle nuove tute spaziali della NASA. Fin dal 2007, l’Agenzia Spaziale Americana aveva intrapreso lo sviluppo di nuove tute spaziali come parte del programma Constellation. Il programma si chiamava Constellation Space Suit System e venne chiuso assieme al Constellation nel 2010. In quegli anni, l’amministrazione di Obama decise però di tenere attivi alcuni elementi del programma lunare. Fra questi c’era ad esempio la capsula Orion, il vettore SLS e le nuove tute, il cui sviluppo continuò, affiancato dall’Advanced Space Suit Project. Quest’ultimo era un programma derivato direttamente dal precedente, ma le cui tute sarebbero state impiegate solamente sulla ISS.
Nel 2016, infine, entrambi i progetti vennero cancellati, o meglio, convogliati nell’xEMU. In un rapporto del 2017, il OIG analizzò il progetto di sviluppo delle nuove tute spaziali, trovando che fino ad allora la NASA aveva impegnato 200 milioni di dollari. Infine, negli ultimi 5 anni, dal 2016 ad oggi, secondo le analisi dell’OIG sono stati spesi altri 220 milioni di dollari, portando il totale a 420 milioni. Prima che le tute saranno completate, nel 2025, si arriverà alla cifra complessiva di circa 1 miliardo di dollari.
Le tute
Le tute xEMU si dividono essenzialmente in 5 elementi distinti. Senza scendere nei particolari, è bene ricordare che le tute per Attività extraveicolari sono dispositivi molto complessi, essenzialmente delle capsule spaziali con un solo passeggero.
- Exploration Portable Life-Support Subsystem (xPLSS), il supporto vitale per l’astronauta. E’ simile ad uno zaino, che fornisce ossigeno, rimuove l’anidride carbonica, l’umidità, gli odori e mantiene la temperatura corporea sostenibile anche durante le enormi escursioni termiche dello spazio. Attualmente è in sviluppo la Design Verification Test Unit del xPLSS.
- Exploration Pressure Garment Subsystem (xPGS), questa è essenzialmente la tuta. Serve per mantenere la pressione all’interno, e permette la mobilità all’astronauta, oltre ad aiutare la dispersione e il mantenimento del calore interno.
- Exploration Informatics (xINFO) Subsystem, questo è il sistema avionico della tuta. Garantisce il funzionamento delle telecamere, delle luci, registra tutti i dati di funzionamento della tuta, le connessioni elettriche e permette le comunicazioni.
- Tools and equipment. Questi sono gli strumenti utili sulla Luna, come trapani, raccoglitori di campioni ecc. Questi strumenti vanno progettati per integrarsi al meglio con la tuta.
- Vehicle Interface to Suit Equipment (VISE). Questo sistema serve per connettersi alla determinata struttura di supporto. Andranno progettati due diversi VISE, uno per la ISS e uno per la Starship sulla ISS. Probabilmente ne servirà una terza variante per le attività extraveicolari sul Lunar Gateway.
Le ragioni del ritardo
Nella infografica poco sopra sono indicate gli spostamenti delle date delle operazioni chiave nella consegna delle nuove tute. In particolare, la consegna delle unità di volo per la Luna e per la ISS (Lunar Flight Units e ISS Demo Unit) sono spostate da fine del 2023 che era stato annunciato nel 2018 ad inizio del 2025.
Le ragioni per i ritardi, come detto, sono molteplici. Oltre agli ovvi ritardi dovuti alla pandemia si aggiungono dei mancati finanziamenti del Congresso e un confusionario rapporto con le aziende private. Nel bilancio della NASA per il 2021, il progetto Lunar Gateway ha ricevuto solo il 77% di quanto richiesto, comportando un taglio dei fondi destinati alle xEMU di 59 milioni di dollari (da 209 a 150 milioni). Questo ha provocato un ritardo di 3 mesi nella consegna di alcune componenti del xPGS. I ritardi tecnici sono invece dovuti principalmente allo sviluppo del supporto vitale, il xPLSS.
Un altro ritardo è stato provocato dal continuo rinvio della scelta del lander lunare nel progetto HLS, il quale comporta una diversa progettazione del sistema VISE a seconda del sistema scelto. Non hanno aiutato poi le proteste di Blue Origin e Dynetics, che hanno provocato un rinvio di 4 mesi nella conferma dell’assegnazione del contratto a SpaceX. La NASA aveva addirittura preparato la bozza di tre diversi progetti per il VISE, uno per ogni lander (con il triplo dei costi) ma nonostante questo la consegna della bozza del primo prototipo a SpaceX è prevista per inizio del 2025.
L’offerta di Elon Musk
A tutto questo si aggiunge un rapporto con le aziende private piuttosto confusionario. La NASA dispone ora di 27 diversi contractor per la costruzione delle xEMU. Sono sicuramente tante realtà da coordinare, soprattutto in tempi di pandemia. Inoltre, negli ultimi due anni l’Agenzia aveva aperto più volte delle richieste per altre partecipazioni private. Le Request for Information (RFI), con le quali la NASA chiede il parere di aziende private sono state prima aperte nel 2019, con l’obbiettivo di aprire un programma ibrido pubblico-privato.
La RFI è stata però chiusa dopo 18 mesi, e ad aprile del 2021 ne è stata aperta un’altra, per un Exploration Extravehicular Activity Services (xEVAS). Un approccio completamente diverso nel quale la NASA chiedeva all’industria privata opportunità di servizio e non più di prodotto. Emerse queste difficoltà su twitter, lo stesso Elon Musk ha commentato la situazione, offrendosi di progettare lui stesso queste tute. “SpaceX could do it if need be” ha twittato. L’offerta è sicuramente goliardica, non tanto perchè si dubita che Musk possa veramente impegnarsi in questa attività, ma perchè la NASA difficilmente abbandonerà il progetto a metà strada. Inoltre, SpaceX è la società impegnata nel progetto HLS, e quindi la collaborazione ci sarà già nel momento di integrare le tute con le caratteristiche di Starship.
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