“L’amor che move il sole e l’altre stelle”, scriveva Dante alla fine della Divina Commedia.
Con buona pace dei romantici, qualche secolo dopo siamo ragionevolmente sicuri che ciò che governa il moto dei corpi celesti nell’universo sia la gravità. Proprio la gravità sta inconsapevolmente preparando uno spettacolo di tutto rispetto per la fine dell’anno: la grande congiunzione tra Giove e Saturno.
Cosa succederà?
I due giganti gassosi sono in realtà già ben visibili nel cielo dell’imbrunire. E’ sufficiente rivolgere lo sguardo verso sudovest appena dopo il tramonto per vederli separati da appena un paio di gradi, ma la loro distanza è destinata a diminuire. Giove è facilmente riconoscibile in quanto più luminoso di qualsiasi stella. Saturno è invece appena più ad est nella volta celeste, circa dodici volte meno luminoso, ma comunque apprezzabile ad occhio nudo.
Nelle prossime settimane, Giove raggiungerà e supererà il Signore degli Anelli, che si muove più lentamente nel suo moto attorno al Sole. La minima distanza si avrà, in maniera del tutto fortuita, in occasione del solstizio d’inverno: il 21 Dicembre. Quel giorno, i due giganti appariranno separati da appena un decimo di grado, pari a un quinto del diametro col quale la Luna piena appare nei nostri cieli. Ad occhio nudo saranno a malapena distinguibili l’uno dall’altro.
E’ proprio questo che rende speciale l’occasione. In congiunzione, i due pianeti sono generalmente separati da almeno un grado, per via della differente inclinazione dei loro piani orbitali. Dunque Giove incrocerà proprio la congiungente tra noi ed il Signore degli Anelli.
I numeri in gioco ci permettono anche di apprezzare le dimensioni del Sistema Solare: Giove è circa a metà strada tra il Sole e Saturno. Ma se tra il Sole e Giove trovano posto ben quattro pianeti (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e la fascia degli asteroidi, tra Giove e Saturno c’è praticamente solo il vuoto interplanetario.
Ogni quanto avviene e perché occorre sfruttare questa occasione?
Il segreto di eventi come questo si nasconde nella lenta, elegante ed inarrestabile danza dei pianeti attorno al Sole. E’ bene iniziare con un po’ di numeri. Saturno dista un miliardo e mezzo di kilometri dal Sole, dieci volte la distanza Terra-Sole, e compie una rivoluzione completa attorno ad esso in 29 anni e mezzo. Giove, dal canto suo, dista dalla nostra stella “solo” 800 milioni di kilometri ed impiega 12 anni terrestri a completare un’orbita.
Si può facilmente calcolare che – in ogni anno terrestre – Saturno percorre 12° lungo la propria orbita, mentre Giove arriva a 30°. Ciò implica che, in quel lasso di tempo, Giove “recupera” 18° di svantaggio sull’altro gigante. Per apprezzare meglio la dinamica, immaginiamo di cimentarci in una gara di corsa in pista con un amico (Giove) più veloce di noi (Saturno). Ora si immagini che, nel corso di un anno terrestre, l’amico percorra un ventesimo di pista in più. Se siamo partiti assieme, quanti anni terrestri saranno necessari all’amico per doppiarci? Esattamente venti, che è il tempo che intercorre tra due congiunzioni.
Ad esser precisi, nel caso di Giove e Saturno non sono esattamente venti, in quanto occorrerebbe tenere conto delle perturbazioni orbitali e della differente posizione della Terra lungo la propria orbita. Ma è ragionevolmente vicino a vent’anni, tant’è che le prossime congiunzioni avverranno ad Ottobre 2040, Aprile 2060, Marzo 2080 e via dicendo ogni due decenni circa.
Un modo più preciso – ma che dà meno l’idea della meccanica orbitale in gioco – consiste nel moltiplicare i due periodi di rivoluzione e dividere il risultato per la loro differenza: il risultato è 19.8 anni terrestri.
Nonostante le dinamiche orbitali siano tali da portare i pianeti nella stessa posizione relativa ogni vent’anni circa, ci sono altri aspetti che, occasionalmente, rendono alcune ricorrenze più particolari di altre.
Una congiunzione così ravvicinata non avveniva dal 1623. In quell’anno era ancora vivo Galileo, che solo quattordici anni prima aveva costruito il suo telescopio. Purtroppo, nel diciassettesimo secolo non furono fortunati come lo siamo noi. In quel periodo dell’anno, i due giganti gassosi erano troppo vicini al Sole e l’evento passò praticamente inosservato.
Per arrivare all’evento significativo precedente, con i due pianeti così vicini da poterli confondere l’un l’altro, occorre riavvolgere il nastro della storia di altri quattro secoli: all’anno in cui morì San Francesco, il 1226. Sono dunque otto secoli che la natura non ci regala uno spettacolo del genere, e dovremo attendere fino al 2080 per poterne osservare un altro così ravvicinato. Un motivo più che valido per non lasciarsi sfuggire l’occasione.
Cosa servirà per osservare questa congiunzione?
Questa è forse la notizia più bella: per osservare il lento inseguimento di Giove non si renderanno necessarie attrezzature particolari. Anche nelle città, che certamente peccano per inquinamento luminoso, i due corpi celesti saranno visibili ad occhio nudo rivolgendo lo sguardo verso sudovest appena dopo il tramonto. Non resta che attendere delle foto mozzafiato, sperando in cieli puliti alla fine di questo burrascoso 2020!
In questa intervista abbiamo chiesto all’astrofisico Simone Iovenitti di spiegarci proprio come osservare la congiunzione e perchè non bisogna assolutamente perdersela:
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