Le collaborazioni scientifiche che gestiscono gli interferometri LIGO e Virgo hanno aggiornato il loro catalogo di onde gravitazionali finora osservate. Dalla precedente versione, gli eventi registrati sono aumentati da 11 a 50, confermando la potenza di questi strumenti per l’osservazione di questi fenomeni. Le 39 nuove scoperte sono state trovate nei primi sei mesi della terza sessione di osservazione congiunta “O3”, iniziata il 1 aprile 2019.
I nuovi segnali provengono da diversi sistemi astrofisici di fusione di buchi neri e stelle di neutroni in tutte le possibili combinazioni. Sebbene il nuovo catalogo contenga molte fusioni binarie di buchi neri, fenomeni ormai definiti “di routine” presenta anche altre sorprese, alcune già pubblicate, altre no. I risultati della seconda metà di O3 verranno pubblicati in seguito e dovrebbero contenere altre osservazioni interessanti.
Le osservazioni più interessanti
Due osservazioni in particolare, mai rese pubbliche finora, sono particolarmente interessanti: GW190426_152155 e GW190924_021846. La prima proviene dall’osservazione di un buco nero di sei masse solari, e di una stella di neutroni, una misura che sarebbe incredibilmente interessante. Il problema sta nel fatto che l’osservazione è molto debole, e gli scienziati non possono garantire con sufficiente sicurezza la natura dell’evento.
La seconda è più certa, e riguarda un’onda gravitazionale proveniente dalla fusione di due buchi neri. La particolarità, sta proprio nei due buchi neri, i più leggeri mai osservati fondersi. Uno dei due aveva una massa di 6 masse solari, il secondo di nove. Sono state osservate onde da fusioni di oggetti anche più leggeri, ma non si ha certezza che siano dei buchi neri.
Nell’arco dei sei mesi di osservazioni è stato trovato un nuovo segnale ogni circa cinque giorni, un risultato eccezionale. Questo è dovuto in particolare agli ultimi aggiornamenti di LIGO e Virgo.
Aggiornamenti
“Ruoli importanti hanno giocato, ad esempio, i laser ad alta potenza sviluppati all’AEI di Hannover, i nuovi specchi e la riduzione delle sorgenti di rumore di fondo. Ciò ha aumentato il volume in cui i nostri rilevatori potevano captare il segnale, diciamo, dalla fusione di stelle di neutroni di un fattore quattro!” Così ha commentato Karsten Danzmann, direttore del Max Planck Institute for Gravitational Physics (Albert Einstein Institute; AEI) e direttore dell’Istituto di fisica gravitazionale presso l’Università Leibniz di Hannover.
Non solo hardware, ma anche il software ha subito grandi aggiornamenti e migliorie, che hanno contribuito a questi risultati. Alessandra Buonanno, direttrice dell’AEI Potsdam e professoressa presso l’Università del Maryland, ha così commentato: “I nostri miglioramenti dei modelli di forme d’onda che utilizziamo per cercare i segnali nei dati del rivelatore sono stati fondamentali per i rilevamenti”.
Ora è sono in fase di analisi anche tutte le misurazioni della seconda parte di O3, periodo di osservazioni dal 1° novembre 2019 al 27 marzo 2020. Sembra anche in questo periodo decine di nuovi eventi si aggiungeranno al catalogo ma dovremmo aspettare ancora alcuni mesi per tutti i controlli del caso.
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