Una delle cose più importanti che differenziano il programma Artemis dal programma Apollo è l’Internazionalizzazione. Apollo fu una sfida degli Stati Uniti contro la difficoltà dell’impresa di arrivare sulla Luna, e del superare l’Unione Sovietica. Quello che fu il primo programma di sbarco lunare (di successo) fu un’avventura solo americana che costò quasi 300 miliardi di dollari del 2019. Per Artemis non è più così. Sia per le cifre non più abbordabili (la NASA ha un bilancio di poco più di 20 miliardi l’anno), sia per il numero di partner disponibili a partecipare.
Uno degli esempi più lampanti della collaborazione internazionale di questi nuovi programmi di esplorazione è il Lunar Gateway. La nuova Stazione Spaziale nasce sull’idea della ISS, e la NASA si è rivolta proprio ai partner della ISS per creare questo nuovo avamposto. Il programma Artemis è formalmente nato poco dopo il Gateway, ma i due progetti sono ora immancabilmente legati. Anche le missioni lunari godranno di collaborazioni internazionali, molte delle quali riguardano prima di tutto proprio il Gateway. Il filo conduttore di tutte questi accordi e programmi congiunti sembrano infine essere gli Accordi Artemis, i quali formalmente sono accordi multilaterali di cooperazione internazionale, firmati per la prima volta il 13 ottobre da 8 Paesi. In futuro se ne aggiungeranno altri. Vediamo ora in che modo (per quanto è stato annunciato finora) i vari paesi collaboreranno ad Artemis.
Europa
Il contributo più concreto, e per ora più importante dell’ESA alle missione Artemis, è la costruzione del modulo di servizio della capsula Orion. Questo modulo è posto sotto la capsula vera e propria, e l’accompagnerà per tutto il tragitto di andata e ritorno dalla Luna. Solo prima che la capsula Orion rientri sulla Terra questo modulo verrà sganciato. Al suo interno sono posizionati i motori principali della capsula, i serbatoi di gas e di propellente e i vari motori secondari. Il modulo di servizio è costruito da Airbus a Brema, in Germania, con diversi sub-appaltatori sparsi in Europa. Uno su tutti Thales Alenia Space che nella sede di Torino costruisce la scocca di questo modulo.
Qualche settimana fa (settembre 2020) è stata completata ad esempio la scocca del modulo di servizio della capsula Orion che verrà utilizzata per Artemis 3. Questo modulo è alto circa 4 metri, di cui solo due sono il modulo vero e proprio. Fra il modulo di servizio e la capsula Orion è infatti posto un adattatore e un’altro fra il modulo e l’ultimo stadio del vettore SLS.
L’Europa è uno dei partner principali della NASA anche nella costruzione del Lunar Gateway. Come raccontato nel precedente approfondimento dedicato al Gateway, i primi due moduli di questa stazione saranno lanciati verso la Luna nel 2023. Questi rimarranno in orbita lunare fino al 2025, quando ci sarà la prima missione con astronauti a visitarli (con la capsula Orion). La stazione poi si amplierà con l’aggiunta di due nuovi moduli. Il primo si chiama I-HAB e sarà un’estensione dello spazio vivibile del primo modulo. Questo modulo sarà costruito da Thales Alenia Space, con il contributo dell’Agenzia Spaziale Giapponese. Il secondo modulo si chiama invece ESPRIT e sarà un’estensione del primo elemento del Gateway. Ci saranno infatti serbatoi di riserva, sia di gas che di propellente, oltre che nuovi sistemi di comunicazione.
Un’altra attività in cui l’Agenzia Spaziale Europea si è impegnata è quella di costruire un Large Logistic Lander. In questi giorni un primo contratto per una fase di studio di questo lander è stato affidato ad Airbus. L’European Large Logistic Lander dovrebbe essere usato in supporto alle missioni Artemis nella seconda parte di questo decennio. ESA ha chiesto che il lander dovrà essere in grado di trasportare sulla superficie lunare fino a 1.7 tonnellate (1700 kg). Per paragone, e per capire quanto gli obiettivi di questi lander siano diversi, i dispositivi finora progettati all’interno del programma CLPS della NASA trasporteranno al massimo qualche centinaio di kg sulla superficie.
Giappone
Il Giappone è uno dei partner storici della NASA e degli Stati Uniti. Dal 1980 sono stai ben 12 gli astronauti giapponesi che hanno volato nello spazio, ben più di qualsiasi paese Europeo. A Luglio 2020, fu uno dei primi paesi a firmare una dichiarazione d’intenti congiunta con gli USA riguardante Artemis, e poi uno degli 8 primi firmatari degli Accordi Artemis. A bordo di Artemis 1 saranno presenti 13 esperimenti secondari, oltre la capsula Orion, per la maggior parte Cubesat. Due di questi sono progettati e costruiti dal Giappone.
A bordo del Gateway, sia il modulo HALO, costruito in America, che il modulo I-HAB, riceveranno contributi giapponesi, in particolare nei sistemi di supporto vitale. Un altro grande progetto che vedrà protagonista il paese del Sol Levante è il rifornimento al Lunar Gateway, che dovrebbe avvenire con la capsula HTV-X, evoluzione del cargo HTV giapponese che ora rifornisce la ISS. Questa nuova capsula dovrebbe essere lanciata verso la Luna con il nuovo vettore H3, il cui volo inaugurale dovrebbe avvenire a fine 2020/inizio 2021.
Il contributo giapponese ad Artemis più entusiasmante lo vedremo fra qualche anno. Si tratta della costruzione di un rover pressurizzato, che ipoteticamente potrebbe permettere agli astronauti di fare anche il giro della Luna. Questo rover è in progettazione dall’Agenzia Spaziale Giapponese insieme a Toyota e dovrebbe essere pronto per il 2029.
Canada
Se il Giappone è un partner storico della NASA, il Canada non è certo da meno. Il primo impegno canadese si è concretizzato questa estate quando è iniziata la progettazione del nuovo braccio robotico Canadarm 3. Questo sarà montato sul Lunar Gateway e servirà per spostare i vari moduli e agganciare le capsule di rifornimento in arrivo dalla Terra. Ad inizio 2020 la NASA ha inoltre completato l’addestramento preliminare dell’ultima classe di astronauti selezionati dall’Agenzia. 13 astronauti, di cui sei donne.
Di questi 13, due sono Canadesi. E’ molto probabile che fra questi ci sarà la prima donna e il prossimo uomo a scendere sulla Luna durante la missione Artemis 3. Allo stesso tempo è molto alta anche la probabilità che il primo astronauta non americano a sbarcare sulla Luna sia canadese.
Il resto del mondo
Per ora i grandi assenti agli Accordi Artemis firmati il 13 ottobre sono Francia, Germania e Russia. I primi due collaborano al programma Artemis attraverso l’Agenzia Spaziale Europea, e molto probabilmente è questione di mesi una loro firma agli Accordi.
La Russia è invece in una posizione politica particolare. Pubblicamente lo scontro con gli Stati Uniti persiste, in virtù del fatto che il programma Artemis viene considerato troppo USA-centrico. La NASA lo ha però manifestato chiaramente, nel testo degli Accordi Artemis c’è scritto che la firma è aperta a tutti, e una volta che l’esplorazione lunare è affrontata in modo pacifico e aperto, anche la collaborazione tecnica e scientifica risulta molto più facile.
Seppur i rapporti con la Cina siano tesi, anche in ambito spaziale, le ambizioni e i successi del paese asiatico non permettono più di trattarlo come un player di secondo piano. La mano degli Accordi Artemis sembra essere tesa anche a loro, anche se, al contrario di quanto avviene coi russi, la collaborazione tecnica coi cinesi attualmente è ancora vietata dalle leggi americane.
Questo articolo dedicato alle collaborazioni internazionali degli Accordi Artemis è il terzo di sei mini-approfondimenti dedicati alle attività e ai programmi che affiancano Artemis, nella prossima esplorazione lunare della NASA e dei suoi partner internazionali. Tutti gli articoli sono raccolti qui, e usciranno durante la settimana dal 12 al 17 ottobre.
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