Quante volte abbiamo desiderato vivere anche solo per un attimo l’esperienza degli astronauti? Sembra un sogno poter esplorare con lo sguardo dei pionieri stelle lontane, scoprire la Luna più vicina che mai, notando i crateri e le pianure di regolite della sua superficie mentre sorvoliamo il nostro pianeta blu, la nostra Casa. Senza punti di riferimento, galleggiando in spazi angusti strapieni di pulsanti e lucine insieme al rumore assordante del sistema di ventilazione, sottoposti ad ansia cronica, isolamento e paura che qualcosa vada storto mettendo a repentaglio la vita dell’intera crew, compresa la nostra. Ancora un sogno?
Sì, per gli astronauti che l’hanno vissuto e raccontato rimane un sogno, ma concreto, fatto di sfide e sacrifici, difficoltà e compromessi che nulla tolgono ma forse arricchiscono ancora di più il fascino della Nuova Frontiera ed il rispetto che merita la loro missione. Se tuttavia fino a poco tempo fa eravamo abituati a cogliere solo gli aspetti positivi dell’esplorazione spaziale, l’esperienza di confinamento e isolamento che tutti stiamo vivendo a causa dell’emergenza Covid-19 ci sta insegnando, seppure entro la comodità di casa nostra, quanto possa essere sfidante la vita nello Spazio. Per gli astronauti confinamento e isolamento sono la norma, allora chi meglio di loro potrebbe darci qualche suggerimento utile per affrontare la quarantena?
Primo canadese ad aver eseguito un’attività extraveicolare, membro della missione Expedition 35, pilota di caccia della Royal Canadian Air Force, e musicista. Chris Hedfield è senza dubbio tra gli astronauti più carismatici della storia recente. Insieme ai suoi interventi (come il TED del 2014) lo ricorderemo anche per aver cantato Space Oddity di David Bowie a bordo della ISS. Proprio Hedfield nelle scorse settimane ha pubblicato un breve video contenente consigli “a prova di isolamento” che potremmo riassumere in 4 semplici step: informarsi per conoscere il rischio; porsi degli obiettivi a breve termine; comprendere i limiti entro cui si vive; e soprattutto FARE, creare, scrivere, leggere, imparare, dedicarsi a specifiche attività perseguendo gli obiettivi posti. Perchè il più grande rischio nel perdere la routine di sempre è smettere di fare alcunchè, perdendo l’approccio attivo nei confronti della nostra vita, dovunque essa si svolga.
L’importanza di sfruttare il proprio tempo pianificando le proprie attività (anche quando un piano non ci viene imposto da attività come lavoro e scuola tradizionali) è ribadito più volte da tutte le agenzie spaziali e dagli astronauti che hanno voluto dare il proprio contributo in questi particolarissimi giorni. Non mancano le personalità a noi più vicine come Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, i quali hanno raccontato i loro metodi di sopravvivenza insieme ad altri astronauti europei durante SpaceConnectUs, evento online organizzato in cinque lingue via Skype.
Dopo due mesi di lockdown, per milioni di italiani il concetto di stress, frustrazione e ansia è molto più di un termine da vocabolario: sono sensazioni plastiche e tangibili, parte integrante della nostra nuova quotidianità. C’è chi vive in spazi angusti, chi in grandi appartamenti, la differenza di spazio non è indifferente, ma sempre di spazio limitato si tratta: uscire ci manca, la spontaneità di farci una passeggiata senza mascherine e paura ci manca anch’essa. L’aria, le strette di mano, le serate in compagnia gomito a gomito ci mancano. Per natura ci muoviamo, cambiamo, incontriamo e nel limitare la nostra natura la quarantena finisce per esaltarla trasformandola in emozione repressa in attesa di ripartire. E sono appena due mesi, a casa nostra, in presenza di cibo, gravità terrestre, aria, Internet e spesso anche la nostra famiglia.
Nello spazio, adesso e in futuro, tutte queste condizioni sono estremizzate sia a livello fisico che mentale. Le mura di casa sono sostituite da ambienti sensorialmente poveri e monotoni, l’attività fisica è limitata, le persone care non sono semplicemente lontane ma irraggiungibili e la concentrazione prolungata mista all’ansia cronica possono facilmente risultare in disturbi dell’umore facendo emergere criticità tanto nel singolo quanto nel gruppo impattando pesantemente sul decorso della missione. Nessun training ci preparerà del tutto a questa esperienza e servirà fornire anche soluzioni innovative basate su biotecnologie e salute digitale per accompagnare e supportare gli astronauti durante i loro viaggi spaziali (ne parleremo a breve qui su Astrospace.it con approfondimenti dedicati).
Faremmo volentieri a meno di questo capitolo di storia, ma nel frattempo vale la pena ricordare le parole del comandante Hedfield:
“Non c’è mai stato momento migliore per essere costretti all’isolamento. Così tanta gente ha accesso a Internet, abbiamo a disposizione un’enorme mole di conoscenza su qualsiasi cosa a portata di click.”
Immaginate se tutto questo fosse successo 10 o 20 anni fa. Magari con una connessione 56K.